Secondo il perito, Franco Garritano non era pienamente capace di intendere e volere quando ha ucciso la compagna, Maria Vommaro. Il 4 luglio la sentenza del rito abbreviato.
PAOLA – L’omicidio di Maria Vommaro potrebbe essere stato dettato da un disturbo della personalità del suo compagno. Franco Garritano era parzialmente incapace di intendere al momento dell’omicidio.
È stato il perito del Giudice per le indagini preliminari a riferirlo ieri in aula nel corso dell’udienza a carico del 60enne. Il consulente quindi conferma il responso della perizia fatta effettuare dalla difesa dell’imputato, rappresentata dagli avvocati Francesco Sapone e Libero Borsani del foro di Paola.
Dinanzi al Gip Giulio De Gregorio si è tenuto il penultimo atto del caso di Fiumefreddo Bruzio. La sentenza per rito abbreviato è prevista per il 4 luglio. L’uomo detenuto da circa un anno e mezzo nella casa circondariale di Paola è stato arrestato dopo trenta giorni di latitanza. Per un mese si sarebbe cibato di bacche e prodotti del bosco dormendo in luoghi di fortuna. A scovarlo nelle montagne del piccolo centro del Tirreno cosentino i carabinieri della stazione agli ordini del comandante Domenico Lio.
Franco Garritano ha subito confessato sostenendo però la tesi dell’accidentalità e riferendo che la compagna sarebbe deceduta dopo una rovinosa caduta delle scale a seguito di una spinta. Avrebbe quindi battuto la testa e sarebbe perita sul colpo. Il suo sarebbe stato un gesto dettato da un momento di particolare tensione nel corso del quale avrebbe perso il raziocinio. Poi l’occultamento del cadavere e la fuga.
Il sostituto procuratore Maria Camodeca aveva anche ipotizzato l’aiuto esterno di un uomo di Fiumefreddo, la cui posizione è stata separata e giudicata dal Gip il quale ha disposto il non luogo a procedere. Si tratta di un dipendete della stessa procura di Paola indagato per favoreggiamento e difeso dall’avvocato Nicola Carratelli. Il legale ha però dimostrato come lo stesso fosse estraneo ai fatti contestati.