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Scacco ai Iacovo, sequestri a Guardia Piemontese e Acquappesa

I fratelli Iacovo di Cetraro, legati al clan Muto, colpiti da una operazione su appalti pubblici della procura di Paola e dei carabinieri. Ad Acquappesa e Guardia Piemontese sequestrati impianti pubblicitari. Nel registro degli indagati finiscono anche amministratori e tecnici dei due comuni.


GUARDIA PIEMONTESE – I fratelli Iacovo, legati al clan Muto di Cetraro, sono stati colpiti oggi da una operazione della Procura della Repubblica di Paola e dei carabinieri.

In totale, 12 persone sono state iscritte nel registro degli indagati. Tra questi, anche amministratori, tecnici e funzionari comunali. Ma soprattutto i tre fratelli Iacovo, considerati dagli investigatori soggetti di spessore della criminalità organizzata locale, collegati con il clan Muto di Cetraro, come emerso da molte operazioni che li hanno interessati.

Nel mirino degli inquirenti appalti pubblici dei comuni di Acquappesa e Guardia Piemontese relativi alla pubblicità. I fatti sono stati accertati relativamente al periodo dal 2011 a oggi. 17 maxi pannelli pubblicitari sono stati sequestrati. Contestati i reati di turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, depistaggio, concorso di abuso d’ufficio, rifiuto di atti d’ufficio, falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico.

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17 maxi pannelli pubblicitari sono stati sequestrati nei comuni di Guardia Piemontese e Acquappesa.

I fatti

L’operazione è scatta questa mattina. Le indagini sono state coordinate dal pubblico ministero della procura di Paola, Anna Chiara Fasano. In azione i carabinieri della compagnia di Paola e della stazione di Guardia Piemontese.

Questi, su ordine del PM, hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo d’urgenza di tutti gli impianti pubblicitari presenti sul territorio dei due comuni. Si tratta – è stato spiegato – di 17 impianti maxi pannelli pubblicitari, larghi 6 metri e alti 3.

Stando alle indagini, i comuni avrebbero concesso con affidamenti diretti il servizio pubblicitario violando il codice degli appalti pubblici. Avrebbero favorito “società prive – riferiscono gli inquirenti – dei requisiti morali, professionali e di regolarità contributiva”.

In alcuni casi le ditte risulterebbero in regime di sequestro o addirittura cessate. Gli indagati le usavano per “passare” il servizio pubblicitario dall’una all’altra.

Dietro queste società si celavano pluripregiudicati di Cetraro e Paola. Ma anche sorvegliati speciali. Insomma, la ‘ndrangheta. Insomma, soggetti che non avrebbero dovuto avere rapporti con la pubblica amministrazione.

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Dietro queste società si celavano pluripregiudicati di Cetraro e Paola. Ma anche sorvegliati speciali. Insomma, la ‘ndrangheta.

Il danno e la beffa alla cosa pubblica

Sempre secondo gli inquirenti, inoltre, risulterebbe che le amministrazioni comunali non ci guadagnavano niente. Nessun canone sarebbe stato versato dalle ditte irregolari. A tutto discapito delle casse comunali e dei contribuenti. Le società, invece, venivano regolarmente pagate dalle attività commerciali pubblicizzate.

Come se non bastasse, sarebbe emerso che gli impianti pubblicitari erano anche abusivi. Le amministrazioni sapevano. Risale infatti al 2012 un provvedimento dell’Anas per il ripristino dei luoghi. Ma i comuni hanno omesso di avviare l’iter amministrativo per far demolire o rimuovere i maxi pannelli.

È stato inoltre svelato un particolare inquietante. Tre pubblici ufficiali si sarebbero macchiati del reato di depistaggio. “I tre – spiegano gli inquirenti – hanno agito al fine di ostacolare, sviare e comunque impedire attività d’indagine dei carabinieri. Uno di essi ha negato di conoscere l’attività di installazione e gestione delle pubbliche affissioni. Altri due producevano alcune autorizzazioni ed atti ambigui dai quali non emergevano gli introiti del loro comune. Ciò al fine di ostacolare la reale conoscenza del servizio di installazione e gestione economica dei predetti pannelli pubblicitari”.

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Come se non bastasse, sarebbe emerso che gli impianti pubblicitari erano anche abusivi.

About Andrea Polizzo

Giornalista professionista dal 2010 e blogger. Sin dal 2005 matura esperienze con testate regionali di carta stampata, on-line e televisive. Attualmente collabora con il mensile d'inchiesta ambientale Terre di Frontiera e con il network VicenzaPiù. Ideatore di blogtortora.it, caporedattore e coordinatore di www.infopinione.it.

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