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Tortora, famiglia vince contenzioso contro Poste italiane

Dopo 7 anni di causa civile sentenza di condanna per Poste italiane. Dovrà pagare 160mila euro a una famiglia di Tortora. Processo incentrato sul calcolo degli interessi maturati su alcuni buoni fruttiferi acquistati negli Anni ’80.

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TORTORA – Poste italiane dovrà pagare circa 160mila euro ad una famiglia di Tortora al termine di una lunga controversia sul rimborso di alcuni buoni fruttiferi acquistati negli Anni ’80.

Lo ha stabilito una recente sentenza del giudice monocratico del tribunale di Paola, Gabriella Martone. Il contenzioso civile tra i ricorrenti, difesi dall’avvocato Giuseppe Fortunato, e Poste italiane Spa è durato 7 anni.

I particolari della vicenda

I due anziani genitori, tra il 1987 ed il 1988 avevano acquistato cinque buoni fruttiferi postali da 5milioni di lire l’uno. Nel 2010 hanno richiesto la restituzione del capitale e degli interessi. Le poste però si sono rifiutate di effettuare il rimborso dei titoli alle condizioni originarie. Ovvero, in base a quanto materialmente riportato sul retro dei buoni. Secondo le poste gli interessi dovevano essere calcolati in base a tassi inferiori e la somma complessiva da liquidare era circa la metà rispetto alle pretese.

L’affermazione di diritto del giudice ha infine stabilito che le condizioni legittime da rispettare sono quelle letteralmente stampate sul prodotto acquistato. In questo si è uniformato a precedenti pronunciamenti della Cassazione. Respinta dunque la tesi degli avvocati di Poste italiane che, di contro, sostenevano che gli interessi potevano variare, anche in maniera peggiorativa, con l’emanazione di apposti decreti.

Il giudice ha comunque riconosciuto che quei buoni erano soggetti a un tasso d’interesse inferiore. Ma la considerazione da tenere in conto è che gli acquirenti hanno valutato in buona fede di investire in quei titoli in base alle condizioni stampate su di esse.

“Sono quelle condizioni – ha argomentato il giudice – che hanno indotto all’acquisto dei buoni e all’attesa di svariati anni prima di riscuotere l’importo complessivo”. Diversamente si sarebbe violato il principio della buona fede oggettiva oltre che il nesso di reciprocità del contratto.

Poste italiane è stata inoltre condannata a pagare una somma superiore a 10mila euro per le spese legali e per la consulenza tecnica.

I diritti degli acquirenti

Alla base di casi come questo ci sarebbe un errore negli stampati compiuto in quegli anni. La sentenza pronunciata in favore della famiglia tortorese non è la prima in questo genere di contenziosi con Poste italiane.

Spesso le persone sono ignare della possibilità di far rispettare i propri diritti. Un errore che concede la possibilità a chi in quel determinato periodo ha investito in quei prodotti di risparmio di pretendere le intere somme.

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About Andrea Polizzo

Giornalista professionista dal 2010 e blogger. Sin dal 2005 matura esperienze con testate regionali di carta stampata, on-line e televisive. Attualmente collabora con il mensile d'inchiesta ambientale Terre di Frontiera e con il network VicenzaPiù. Ideatore di blogtortora.it, caporedattore e coordinatore di www.infopinione.it.

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