Su blogtortora.it uno scritto del giornalista-ambientalista diamantese
Secondo Cirillo lo Stato insabbia le emergenze ambientali calabresi

DI FRANCESCO CIRILLO
DIAMANTE – La Storia della colonna infame è la storia di una cronaca giudiziaria. Nella Milano del XVII secolo un uomo viene visto aggirarsi con sospetto all’alba. Questo sospetto basta per farlo arrestare con l’accusa infamante di essere un untore, di avere cioè sparso per la città dell’unguento pestifero.
L’uomo, malgrado i supplizi della tortura, nega l’accusa. Viene di nuovo torturato e finisce per confessare. I giudici, a questo punto, vogliono conoscere i nomi dei suoi complici, perché non può non aver avuto dei complici. Viene così tirato in ballo il suo barbiere. Anche questi, arrestato, prima nega, poi finisce per confessare sotto lo strazio della tortura. Viene così accusato un terzo uomo.
E da questi, grazie all’ostinazione dei giudice, si giunge a scoprire una fantomatica catena di untori che ha al proprio capo un insospettabile, tale cavalier Padilla, di nobile lignaggio spagnolo. Anche questi viene arrestato, interrogato, ma non torturato. Ed alla fine scagionato.
Tutti gli altri, invece, vengono condannati a morte e nel punto della città dove sorgeva la casa del barbiere viene fatta erigere una colonna, a monito immortale della riprovevole azione di aver diffuso la peste.
Torniamo ai tempi nostri e cambiamo i parametri della storia. Gli untori in questo caso sono quei pochi ambientalisti e giornalisti non auto-bavagliatisi che continuano a ripetere cose sapute e risapute e cioè che nel fiume Oliva vi è stato buttato di tutto a cominciare da quel 14 dicembre 1990 quando la Motonave Rosso, già conosciuta come nave dei veleni spiaggiò proprio alla foce del fiume Oliva in località Formiciche.
La ndrangheta zonale aveva sotto controllo già diverse cave, ed è in una di queste cave che appoggiò il materiale che venne scaricato nottetempo dalla motonave. Ndrangheta ed istituzioni fecero a gara per coprire tutto e archiviare qualsiasi inchiesta che portasse a scoprire i responsabili del sotterramento di rifiuti tossici che in 20 anni ha prodotto in tutta la costa tirrenica migliaia di morti e malati di tumore.
Dopo le confessioni del pentito sulla nave Cunsky affondata nel Tirreno cosentino, insieme ad altri navi tossiche e radioattive, è iniziata la corsa dei rassicuratori ufficiali e non.
Prima, nell’ottobre scorso, la ministro Prestigiacomo che ha rassicurato tutti sul ritrovamento della nave Cunsky scambiata invece con la nave Catania affondata nella prima guerra mondiale. Poi i sindaci del tirreno in corsa, nessuno escluso a difendere, albergatori e commercianti, piuttosto che i malati di tumori. Poi una serie di soggetti legati chi più e chi meno a specifiche istituzioni paganti associazioni e club con i soldi dello Stato e della regione. Tutti in fila a rassicurare.
Ora ecco la scoperta, una scoperta che sembra un monito, che viene dal profondo della nostra storia. Trovata fra i rifiuti tossici, nel fiume Oliva una colonna. Una colonna del IV secolo a.c. Il ritrovamento di questa colonna rivela tante cose, svela tanti segreti, apre nuovi interrogativi su quanto è successo nel fiume Oliva dall’arrivo della Jolly Rosso in poi. Questa colonna del IV secolo ci riporta ad una moderna colonna infame formata da quella rete di rassicuratori che fanno a gara per dimostrare che in quel fiume non c’è niente di pericoloso.
Non ci sono rifiuti radioattivi, né rifiuti pericolosi tali da far intervenire la capitaneria di Porto e vietarne la pesca davanti la foce del fiume, o la regione ed il ministero dell’ambiente a vietarne la balneazione. Si rassicura per far dimenticare un dato, segnalato dalla stessa Procura della Repubblica di Paola, quella Procura che da sempre ha lavorato per archiviare tutte le inchieste sulla Jolly Rosso e che ora ci avverte che sotto il fiume Oliva vi sono state sotterrate ben 100 mila metri cubi di rifiuti. Riusciamo ad immaginare quante siano centomila metri cubi di rifiuti?
Ho fatto qualche ricerca su Internet. Per esempio il Colosseo di Roma è stato costruito con centomila metri cubi di marmo di travertino. Immaginiamo quindi un Colosseo sepolto sotto il fiume Oliva, ma un Colosseo fatto solo di rifiuti.
I rassicuratori hanno poco da rassicurare. Il dato è questo ed è quanto da anni sosteniamo, ambientalisti e quei pochi giornalisti che non si auto bavagliano e che non seguono pedissequamente le veline dei rassicuratori.
Un dato certo lo abbiamo ed è quello dei malati di tumore. Un registro dei tumori ancora non consultabile e ancora non formato correttamente come si dovrebbe e come esiste in tutte le altre regioni d’Italia. Ma anche su questo abbiamo bisogno di rassicurazioni. Non preoccupiamoci i tumori vengono da altre cause, genetiche prima di tutto. Quindi è colpa di tuo padre, di tua madre, i rifiuti tossici non c’entrano.
A Cassano, a Crotone, a Rossano, a Montalto Uffugo, a Paola, i casi di tumore sono appunto casi, casualità, senza responsabili. Ed il Ministero dell’Ambiente ci rassicura anche riguardo a quanto sostenuto da Greenpeace, nota associazione terroristica. Greenpeace aveva sostenuto in un dossier diffuso nel mese di Giugno che il governo italiano aveva ricevuto un offerta da una società navale londinese riguardo al recupero ed ai rilevamenti sulla nave Cunsky, poi diventata Catania, affondata dal pentito Fonti davanti al mare di Cetraro.
Ebbene il ministero risponde che quanto sostenuto dai terroristi-preoccupatori di Greenpeace è falso e sostiene che “Relativamente alle notizie pubblicate venerdì 18 giugno dall’Espresso, che cita un rapporto di Greenpeace, e riprese dalle agenzie di stampa sulle ricerche del relitto della nave Cunsky nel Tirreno a largo di Cetraro, il Ministero dell’ambiente precisa quanto segue.
Nell’urgenza di attuare le ricerche subacquee per l’individuazione del relitto il Ministero, nella persona del suo direttore generale dott. Aldo Cosentino, aveva ricevuto una offerta dall’Eni, che disponeva di mezzi adatti alle ricerche che erano state richieste dalla Procura della Repubblica competente.
Resasi poi indisponibile la nave che era stata indicata dall’Eni, fu la stessa Eni a segnalare la disponibilità in un porto Italiano della “Mare Oceano”, della società Geolab, quale mezzo in grado di eseguire le ricerche richieste. Il Ministero, nonostante la segnalazione ricevuta da Eni, ha ritenuto di sondare il mercato per verificare se vi erano altri mezzi in grado di svolgere quel tipo di ricerca immediatamente.
Non è emerso fra i vari soggetti interpellati nessuno che disponesse delle attrezzature necessarie e fosse in grado di intervenire immediatamente. E’ stata così incaricata la Geolab, società fino a quel momento totalmente sconosciuta al Ministero dell’Ambiente, con la quale è stato stipulato un contratto che ha superato poi il vaglio di tutte le autorità di controllo.
Pertanto è totalmente destituito da qualsivoglia fondamento ogni collegamento fra il Ministero dell’Ambiente e il ruolo del signor Attanasio, che secondo Greenpeace sarebbe proprietario della Mare Oceano, all’interno della vicenda processuale del presidente Berlusconi.
La Mare Oceano ha svolto regolarmente il compito affidatole con la presenza a bordo di tecnici incaricati dalla Procura Distrettuale Antimafia. Al termine di tali accertamenti il relitto è stato identificato come quello del piroscafo Catania affondato nel 1917.
Identificazione resa pubblica dal Ministro Prestigiacomo e dal Procuratore Nazionale Antimafia Pietro Grasso e ampiamente supportata da riprese filmate e immagini che, contrariamente a quanto incredibilmente afferma il rapporto di Greenpeace, sono state subito rese pubbliche anche sul sito del Ministero.
Inoltre non risponde al vero quanto affermato nel rapporto di Greenpeace laddove si afferma che il Ministero della Difesa Britannico avesse fatto una offerta per la ricerca del relitto. “Nessuna offerta è mai giunta al Ministero dell’Ambiente dal governo britannico”.
Il sottosegretario del Ministero delle Rassicurazioni Statali, Roberto Menia, sulla nave Oceano nell’ottobre 2009.
Tutto a posto quindi possiamo continuare a farci il bagno e a stare tranquilli, la colonna infame si è fermata! Di una cosa sono certo. Berlusconi, sempre uomo lungimirante sta meditando ad un nuovo Ministero, semmai da riaffidare ad un Brancher, o ad un novello sindaco della nostra zona: il Ministero delle Rassicurazioni statali.
Un ministero che si occupi appunto della gente semplice, per tranquillizzarla, senza aspettare il giornalista di turno che si auto bavaglia, o il sindaco che difende gli albergatori. Una centrale nucleare vicino casa tua? Prima ancora che qualcuno urli ed allarmi ecco il Ministero delle Rassicurazioni statali che interviene spiegando che queste centrali sono di IV generazione, che sono pulite e che addirittura fanno bene all’ambiente.
Il carbone? Eccoli subito a dire che sporca, che crea micropolveri, che ritorniamo all’800. Assolutamente no. Il carbone non sporca, oggi è pulito, e non crea micropolveri nell’aria che provocano tumori.
Le navi dei veleni? Mai esistite. Esistono solo navi della I e della II guerra mondiale ed a dimostrazione di ciò il ministero organizza gite subacquee con sub specializzati attorno a quei suggestivi relitti.
I rifiuti tossici seppelliti nella Marlane di Praia a Mare, nella valle dell’Oliva di Amantea, nella piana di Sibari, a Crotone? semplici rifiuti casalinghi senza alcuna sostanza né radioattiva né tossica, anzi che fanno bene al terreno e che non hanno nemmeno bisogno di alcuna bonifica.
Finiamola così, senza guastare un bel bagno ed una bella “frissurata” di gamberi e calamari provenienti dal nostro azzurro mare.
fonte: Mezzoeuro del 10 luglio 2010

Noto con grande rammarico che i commenti dei turisti sono presenti solo quando si trattano problemi di feste, festicciole, spiaggie e tutto ciò che interessa i loro fini vacanzieri, ma quando si tratta di discutere i problemi della terra calabrese e perciò dei calabresi in primis se ne strafregano di intervenire.
Io sono residente a Caserta da circa un anno e noto una cosa molto strana: in tutto il mondo ormai sono largamente diffuse malattie tumorali delle quali ancora non si è scoperta la causa e non totalmente il rimedio. Il fatto è che nella nostra riviera dei cedri il fenomeno è al di sopra del normale relazionato alle altre zone d’Italia,e nel mio caso a quella in cui risiedo. Troppi casi, troppi morti guardando ai deceduti dall’inizio dell’anno a Tortora e a quanti altri sono gravemente ammalati. Io questa cosa la ho sempre relazionata con l’acqua del nostro mare. Il governo fa finta di niente? Grave, molto grave! Ci sarebbe bisogno di un attento controllo tossicologico. Ne va della salute e della vita di tanta gente, di tanti giovani. Deturpare la purezza della natura è attentare alla vita, è un crimine orribile e indefinibile!!