Primo numero della rubrica Chiesa e giovani in dialogo
I giovani di oggi sono lo specchio per i genitori di ieri?

DI DON FIORINO IMPERIO
TORTORA – Questo primo numero di Chiesa e giovani in dialogo, rubrica per blogtortora.it sulla realtà giovanile, desidero dedicarla non ad un tema specifico, ma alla sensazione che la parola ‘giovani’ suscita nell’immaginario collettivo.
È un po’ come se volessimo lasciarci guardare con gli occhi degli altri, come se chi ci sta dinanzi fungesse da specchio per noi e chiederci, ovviamente, se ci rivediamo o no nell’immagine riflessa in tale specchio.
Uno dei più grandi politici dei nostri giorni, Cetto La Qualunque, nei suoi colloqui con l’amato figlio Melo era solito ripetere: “Caro Melo, tu sei la prova concreta del fatto che i giovani non sono una risorsa ma un problema”.
È ironica l’espressione, ma credo non lontana dalla verità. Il processo di ‘negativizzazione’ del mondo adulto sui giovani è palese. Ma perché accade? Cosa abbiamo di tanto brutto da attirarci la critica distruttiva di chi è più grande di noi? Ogni generazione non nasce all’improvviso, non viene fuori dal nulla, ma è sempre l’espressione di una generazione precedente. Se noi siamo quel che siamo a chi dobbiamo tale responsabilità?
Non voglio scaricare la colpa sugli altri, ma voglio andare alla ricerca delle ragioni di alcuni atteggiamenti di noi giovani. Chi è stato bambino e ancora lo è, e porta nel cuore il ricordo vivo del passato, sicuramente, se si mette in ascolto di sé, scopre che ci sono in noi delle espressioni che hanno dato il la, a questo nostro modo d’essere.
I nostri modelli infantili, sia presenti in famiglia che nella società, sono figli di una cultura libertina, di un modo di approcciarsi al mondo dettato dalla libertà assoluta. Ricordate quando genitori, mass media, eccetera ci dicevano: “Tranquillo, fai quello che vuoi, basta che stai bene tu!” o espressioni del tipo: “Se ti fai pecora il lupo ti mangia”, “Mi raccomando, non essere fesso, devi fare sempre le scarpe a chi ti sta vicino”.
Lo hanno detto inconsapevolmente, scherzando, chi lo sa.. ma è così… e tutti se ne uscivano dicendo: “È un bambino, deve fare le sue scelte, da grande capirà. Ora non gli posso negare niente, sarebbe offensivo. In età adulta sceglierà, ora non è in grado. È proprio così”.
Allora questo significa giustificare tutto. Un bambino violento, deve restare tale, da adulto capirà. E siccome esistono adulti violenti probabilmente, resterà violento per tutta la vita. Allora? Chi siamo oggi noi giovani? Dicono gli esperti che da 0 a 5 anni di età un bambino riceve circa 430 messaggi al giorno. E questi messaggi non scolpiscono l’identità dei futuri adulti? Ritorna la domanda: perché siamo cosi? Vandali, irrispettosi, vagabondi, eccetera? Di chi è la colpa?
La crisi ci ha preceduto e giacché i nostri adulti, forse perché distratti da altro, non hanno saputo cogliere fino in fondo le conseguenze di certi stili educativi ora siamo quel che siamo. A questo punto sarebbe bello che gli adulti usassero noi come specchio, e cercassero di capire chi sono loro a partire da noi. Che ve ne pare di questa idea?
Arrivederci alla prossima puntata.

bravissimo Martino… più che emozione io parlerei di desiderio.. é vero che a determinare la maturità non è l’età, gli adulti di oggi, sono i bmbini di ieri… é una catena mondiale questa, che, sensa la pretesadi romperla, credo vada affrontata.. concordo in pienezza… però ripeto educherei il desiderio, l’emozione va bene ma il desiderio tocca radici più profonde… continuiamo…
andiamo avanti…
L’idea dello specchio calza a pennello un po’ per tutti gli attori che ci circondano, ma secondo me il punto è un altro. Oggi giovani sono considerati anche quelli di 36 anni, la linea d’ombra che separa giovane da adulto si è allargata. Spesso e volentieri c’è una regressione che se prima veniva catalogata come sindrome di Peter Pan, oggi mette a nudo in alcuni soggetti comportamenti adolescenziali e conflitti irrisolti che farebbero inorridire lo stesso Peter Pan.
A questi quale specchio consigliamo?
Oggi mi sembra che l’eta adolescenziale finisca con la maturazione economica del soggetto, quando questo ha un lavoro, un’indipendenza, una macchina, una/un fidanzata/o. Impoverimento dei valori? Secondo te manca o non manca un’educazione reale che è quella prima di tutto di spingere all’emozione?
Tranquillo non è un’intervista… buon lavoro Fiore
Grazie Don Fiorino,
Fiore, avere nella ns comunità tortorese un prete giovane come Te, che è giovane e vicino ai giovani è una ricchezza.
Leggere esempi contemporanei come il riferimento a Cetto La Qualunque, ti rende più che “abbordabile” al target giovanile che ha bisogno di buoni esempi.
Buon lavoro da una “giovane” che essendo mamma già si sente dall’altra parte … tra gli adulti responsabili del futuro.
Ma ho una consapevolezza : i valori sono legati alla tradizione … tradizione secolare e per costruire il futuro bisogna imparare dal passato!
Auguri e congratulazioni per la tua rubrica su questo blog 🙂
Salve Don Fiore, Questo articolo a mio avviso, deve essere spunto di una riflessione profonda da parte di tutti quei giovani , che ancora oggi non hanno una sistemazione adeguata e sono costretti a vivere in casa dei propri genitori. Colpa del Sistema Italia o colpa del loro essere vagabondi?
Ma guardando l’altra faccia della medaglia, dobbiamo essere anche felici che esistono giovani impegnati nel sociale, umili e soprattutto capaci. Ma purtroppo queste menti sono state allontanate solo ed esclusivamente dal nostro sistema Italia e dai mass media moderni che influenzano negativamente i giovani. Alla prossima edizione.
Sante e dotte parole le tue, Caro Don Fiore. I giovani non vano assecondati con i modelli di noi adulti, intesi come Società, ma vanno assolutamente coinvolti, responsabilizzati e resi partecipi del loro e anche nostro futuro. L’adulto non deve condizionare con i propri comportamenti il giovane, ma lasciarlo fare e guidarlo con saggezza in un percorso ricco di valori e confronto con le diversità.