Loscrivitu: il leader di Tortora nel cuore critica l’amministrazione
Contestata la gestione dei lavori pubblici sulla viabilità cittadina

DI RAFFAELE PAPA
TORTORA – È già crisi nera a causa degli effetti di una congiuntura negativa generalizzata, ma per Tortora, a quanto pare, non bastava ad affossare la scarna e debole economia locale.
Non bastava la pregiudizievole problematica “San Sago”, non bastava il cumulo di immondizie per le strade, non bastava la scarsa attenzione al decoro urbano, non bastava il timore di essere assaliti da branchi di cani randagi, non bastava il continuare a non offrire nulla di nuovo, di diverso e meglio ai coraggiosi che ancora continuano a villeggiare nella nostra cittadina. evidentemente no, non bastava!
Ci voleva qualcosa in più… e ci è stato dato. Strade polverose, interrotte e transennate, marciapiedi divelti, buche incustodite, lavori pubblici a rilento ed incompleti. Siamo al 9 giugno e alcune tra le strade più commerciali, sono in uno stato pietoso e che in alcuni casi quasi impediscono ai titolari di attività l’accesso ai propri negozi e strutture.
Eppure l’Ordinanza balneare 2011 n.26 del 23/05/2011 emessa dal Comune di Tortora stabilisce la “Garanzia dei servizi nel periodo ricorrente dal 1 Giugno al 30 Settembre”. Ma questo, come al solito, vale solo per i privati cittadini!
Non c’era bisogno di alcuna specifica ed alta capacità “programmatica” per comprendere che detti lavori andavano chiusi prima dell’arrivo della agognata stagione estiva. Chi vive a Tortora e conosce situazioni ed esigenze ben sa che le poche risorse finanziarie provengono dal turismo, da coloro che scelgono la nostra cittadina per trascorrere qualche lieto giorno al mare, ma se le condizioni sono quelle oggettivamente rilevabili, c’è davvero poco di che rallegrarsi.
Ed allora che far? A nulla sono valse le diverse segnalazioni, gli amministratori da quest’orecchio non ci sentono, almeno fino ad ora!
Non ci resta che piangere, direbbe qualcuno, e magari lacrime amare, ma anche questo non serve né giova soffermarsi a meditare su un dado ormai tratto.
C’è bisogno invece di un sussulto di orgoglio, di rimboccarsi le maniche e vincere una diffusa indifferenza collettiva, ad ognuno un ulteriore impegno per sopperire a ciò che il pubblico non vuole, non riesce o non è capace di dare e di fare. Perché Tortora merita di più.
