Sesto appuntamento con la rubrica Chiesa e giovani in dialogo
Che cosa è davvero bello per la cosiddetta società dell’estetica?
DI DON FIORINO IMPERIO
TORTORA – Un giorno, una donna ormai giunta all’età di cinquant’anni, consapevole del fatto che da lì a poco sarebbe morta, da brava devota, si inginocchia davanti al crocifisso e dice: “Gesù, voglio da te una grazia particolare”.
Gesù rispose: “Figlia mia dì pure, ti ascolto”. E la devota disse: “Signore voglio vivere fino a cento anni”. E Gesù con grande bontà riprese a dire: “Figlia la tua preghiera è stata esaudita, vivrai fino a cento anni”.
Tutta entusiasta la devota, che fa? si dirige immediatamente dall’estetista, per conservare il più possibile la sua bellezza. Completato il servizio estetico esce dal negozio, purtroppo la investe una macchina e muore. Si presenta davanti al Signore e stizzita dice: “Gesù, ma non mi avevi promesso che vivevo fino a cento anni? Perché mi hai fatto morire”? E Gesù, quasi imbarazzato per l’accaduto, risponde: “Sei tu? Perdonami, non ti avevo riconosciuta”.
La simpatica storiella porta con sé un gran significato per noi tutti. Infatti, se c’è un aggettivo con il quale si può qualificare bene la nostra amata società è questo: “Estetica”.
Ma come è mio solito, carissimi lettori, voglio ancora una volta con voi cercare l’ago nel pagliaio o, se volete, il pelo nell’uovo. Sono fatto così, mi piace andare alla radice delle cose.
Analizzo dunque una frase molto spesso presente sulla bocca di noi tutti: non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che piace. Ma cosa piace? Cosa è davvero bello? Cosa ridesta in noi il senso dello stupore?
È chiaro, ciascuno di noi ha il suo modo di vedere le cose e guai a giudicare, ma ci sono e non si possono eludere, pena la caduta nel vuoto totale, dei principi, dei criteri che orientano la vita, la bellezza dell’esistenza che vanno riscoperti. Occorre dar voce alla bellezza autentica.
Uno dei maggiori rappresentanti della cultura mondiale ha un’espressione sul concetto di bellezza che resta indelebile e unica nel corso dei secoli. Si tratta del grande filosofo greco Platone, che parlando della bellezza dice: “Bellezza è lo splendore del vero”. Fa commuovere questa espressione. Si, lo splendore del vero. E oggi carissimi, cosa è bello? Cosa vi salta in mente quando parlo di bellezza? Abbiamo detto che la società è fortemente estetica, dunque quando si parla di bellezza si pensa alla perfezione fisica, al viso senza rughe, ai muscoli tutti scolpiti.. ma attenzione!
E se vi parlassi di bellezza associando a queste parole il viso pieno di rughe dei nostri anziani? Delle loro dita tutte storte a causa dell’artrite cronica, provocata dall’acqua gelata che per anni hanno usato per lavare i panni al fiume o in casa? E se pensiamo alle loro gambe frantumate, a causa dei chilometri fatti con le ceste piene di ortaggi in testa? È bellezza questa? O no? Cosa esprime di più la bellezza di una vita spezzata per gli altri una donna o uomo fisicamente perfetti oppure questi nostri anziani? Quale tra le due opzioni di vita dice di più il senso della bellezza che ci ha trasmesso Platone?
A noi la scelta, nella certezza che non è sbagliato prendersi cura di sé ma prendersi cura solo di sé…. sì!
Buon cammino,
don Fiorino
Bellezza è lo splendore del vero
Il vero, l’autentico sono le rughe e la sicurezza che ci danno i nonni, (la persona più BELLA che ho nel cuore è la mia nonna materna, proprio nei suoi ultimi anni di vita). La gioventù è di per se bella per la freschezza tipica dei fiori, ma la maturità che segna il viso dà sapore e identità a ciascuno come i frutti.