PRAIA A MARE – Un referendum per riaprire l’ospedale di Praia a Mare.
Una consultazione popolare per chiedere l’abrogazione del decreto regionale 18 del 2010, ovvero l’atto con il quale Giuseppe Scopelliti, in qualità di commissario della sanità calabrese, ha deciso come riorganizzare la rete ospedaliera.
L’iniziativa parte dal movimento civico – politico L’alternativa di Praia a Mare a cura del responsabile della commissione sanità, Domenico Pecora.
Della proposta sono stati investiti il presidente della Provincia di Cosenza, Mario Gerardo Oliverio, i sindaci di Praia a Mare e Trebisacce, Antonio Praticò e Francesco Mundo, oltre che i primi cittadini dei territori interessati dalle due strutture sanitarie di frontiera riconvertite in Centri di accoglienza primaria territoriale.
A questi rappresentanti istituzionali viene chiesto di farsi portavoce dell’iniziativa convocando a breve un incontro tra le parti per formulare il testo del referendum abrogativo del decreto 18/2010, in toto o per una sua parte.
L’idea era stata già anticipata lo scorso 14 maggio, in occasione del Consiglio comunale comprensoriale avvenuto a Scalea.
Nel testo diffuso in questi giorni da L’alternativa viene menzionata la possibilità, prevista dallo Statuto della Regione Calabria, di ottenere referendum popolari per l’abrogazione di atti regionali se richiesto da almeno il quattro per cento degli elettori dei Comuni della Regione, o da due o più Consigli provinciali o dieci Consigli comunali rappresentanti 100mila elettori.
Alla base dell’iniziativa vengono inoltre riportate le motivazioni più volte sbandierate nel periodo di contestazione dei provvedimenti regionali che hanno colpito i cosiddetti ospedali di frontiera.
Tra questi, il diritto alla salute così come contemplato dalla Carta dei diritti dell’Unione Europea, le difficoltà negli spostamenti verso gli ospedali Spoke a causa della distanza e delle infrastrutture, la presenza stagionale di elevati flussi turistici e l’inadeguatezza del servizio di emergenza-urgenza.
Richiamata, inoltre, la recente vicenda dell’ospedale di Bracciano dove il Consiglio di Stato ha annullato la riconversione predisposta dalla Regione Lazio.
A proposito di iniziative pro ospedale di Praia a Mare, l’associazione Sos Praia informa che domenica 10 giugno, in Piazza Italia, sarà possibile firmare la petizione popolare lanciata per chiedere la riapertura del pronto soccorso a Praia a Mare.
“Al raggiungimento di 50mila firme – spiega il presidente Francesca Lagatta – è possibile trasformare la petizione in Disegno di legge presso il Parlamento italiano. Firmare è gratis – conclude – non costa nulla e si spendono all’incirca 30 secondi del proprio tempo. Metti una firma sulla tua salute”.
Sono andato in piazza Italia, niente; lungo il viale, niente. Cosa è successo? Forse in questi due giorni la petizione è stata accolta senza firme, rendendola superflua? Quindi Utopia esiste!
Andrò a firmare. La mia speranza è che quest’estate le “firme” non siano lasciate dal numero delle vittime di questo abominevole assurdo decreto di soppressione. Ma se anche si ottenesse la riapertura del P.S., questa sarebbe solo un contentino che non eliminerebbe la carenza ospedaliera di assistenza: sarebbe come una sosta in autogrill per rifocillarsi e proseguire verso altre destinazioni. Oltretutto con un doppione degli esami, radiologici e medicali, che la struttura di accoglienza sarebbe comunque obbligata a ripetere, a fronte dell’ulteriore disagio fisico dovuto al lungo tragitto. Mi ripeto: non vorrei che a una firma con richiesta di ricovero a Praia facesse seguito una firma per avvenuto decesso alla struttura di destinazione (che sarebbe da definire veramente “finale”). Credo che un fatto del genere sarebbe da intendere come omicidio, quantomeno colposo.