TORTORA – Il fuoco come metafora di fede.
Si sono svolte ieri sera, giovedì 13 dicembre, le celebrazioni in onore di Santa Lucia. Un appuntamento ricompreso nell’ambito delle festività natalizie organizzate a Tortora di concerto con l’amministrazione comunale, la Pro loco, il gruppo Caritas e conclusesi nel piazzale della Stella Maris con un falò beneaugurale.
“Il fuoco – ha detto don Antonio Pappalardo – ci ricorda la fede che deve ardere nel cuore di ogni essere umano. Come in quello dei figli di questa comunità parrocchiale che con l’aiuto di Dio, insieme a padre Francis, conduciamo al Signore. É una questione di segni – ha aggiunto – sperando che questo fuoco richiami in tutti i noi quello che dovrebbe riscaldare le nostre famiglie, soprattutto per sconfiggere la freddezza e il distacco tra gli uomini”.
Nelle parole del parroco tortorese, l’esempio di fede fornito dalla martire cristiana e santa protettrice della vista.
“Santa Lucia – ha detto don Antonio – è una grande testimone soprattutto per le giovani generazioni. Uccisa a 14 anni, dimostra che la santità è possibile anche in giovane età. Ci ha insegnato come credere fino in fondo, dando la vita”.
Fondamentale nell’organizzazione l’impegno di tutte le componenti coinvolte, in particolare quello del gruppo Caritas.
“Con loro – ha detto il parroco tortorese – abbiamo voluto dare un segnale forte ai nostri fedeli. Il Natale non è solo quello che ci viene propinato, ma ci invita a maturare la capacità di saper leggere le povertà di oggi in ogni forma. Questi momenti – ha concluso don Antonio – servono a spingerci alla partecipazione della sofferenza degli altri”.