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Tortoresi nel mondo, Biagio Laprovitera

biagio-laprovitera-arTORTORA – “La voglia di tornare a Tortora è forte. Gli affetti, i ricordi e tanti amici sono lì. Vedremo”.

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Risponde così alla domanda “Torneresti a vivere qui”? Biagio Laprovitera. chef tortorese da anni trapiantato in Toscana che tra i riconoscimenti della sua decennale carriera ha di recente aggiunto anche la partecipazione a Masterchef magazine, la striscia quotidiana dedicata a ricette e segreti di cucina della versione italiana del noto talent show culinario in onda su Sky 1.

Biagio, da ormai molti anni, non vive a Tortora, ma questo non vuol dire che non sappia come vanno le cose.

“Per tanti versi – mi scrive – la situazione è migliorata. Quel che è rimasto uguale, ed è motivo per amareggiarsi, è il solito vizio di piangersi addosso e, invece di tirarsi su le maniche ed intervenire direttamente, aspettare che qualcuno tiri via le castagne dal fuoco. C’è anche – aggiunge – parecchia vacabbunneria”.

Biagio, si è affermato negli anni come chef. Appartiene, secondo me, a una ristretta categoria di fortunati. Quella di coloro che della propria passione hanno fatto un lavoro. E, nel suo caso, un lavoro di alto profilo professionale. Per ottenere questo risultato, ha dovuto emigrare. In Toscana per la precisione. Qui, nel 1994, con altri soci apre l’Osteria di Vico e quattro anni dopo si lancia in una nuova avventura chiamata Bottega dei Gaudenti. Una trattoria in Mugello, sull’Appennino Tosco-Romagnolo. Un ‘localino’ aperto in una frazione di 30 abitanti di un comune di montagna da un migliaio di anime. Praticamente una Pizinno toscana. La ‘bottega’ diventa presto meta dei buongustai dell’area Firenze–Forlì.

“Ci eravamo specializzati – mi racconta Biagio – nell’uso di ingredienti dimenticati come la farina di marroni o di carrube, che usavamo dall’antipasto al dolce. Il chilometro zero lì era pane quotidiano: i funghi, le carni di manzo, agnello o pecora (famoso era diventato lo stufatino di pecora: polpa magra che si scioglieva in bocca), la cacciagione, il cinghiale e il capriolo e poi le patate, i fagioli eccetera erano tutti prodotti in zona. Un’area che assomiglia tantissimo alla nostra montagna tortorese. E voi – sottolinea Biagio – sapete quanto sono buone le patate o i fagioli della montagna! Così come i nostri salumi! In quegli anni – ricorda ancora lo chef – qualcosa producevo da solo: capicollo, pancette e lardo come quello di Colonnata”.

Poi il ritorno, dopo 13 anni, a Vico a fare il responsabile della cucina del Vicolo dei Golosi.

“Adesso – racconta ancora Biagio – sta per cominciare una nuova avventura, ma di questo ancora non sono autorizzato a parlare”. Mistero.

Ma, sicuramente, si tratterà di una nuova avventura professionale di successo. Cose che capitano a chi ci mette la passione. Oltre al lavoro. Elemento centrale nella vita dello chef tortorese girovago. Sin dagli inizi nostrani della sua carriera.

“Ho cominciato a girellare per cucine da mia zia Angelina – ricorda Biagio Laprovitera – dove cucinava anche mia nonna Giuditta, che aveva l’albergo Impresa poi diventato Massimo Hotel e oggi Il confine. Ero un ragazzino, ma credo di aver ricevuto una specie di imprinting. Ci lavoravo d’estate, finita la scuola. Allora non si guardava il capello se c’era o non c’era l’età”.

E il lavoro, così inteso, potrebbe essere motivo per riaccogliere in patria uno dei molti Tortoresi nel mondo che ospitiamo in questa rubrica? Forse si.

“Se mai ritornassi per lavorare nella mia terra – mi racconta lo chef prodigo – mi piacerebbe un posticino piccolo, per una ventina di posti. Semplice ed informale, dove le persone si sentono a casa propria, e l’attenzione si possa concentrare su piatti originali e di grande qualità, usando i prodotti nostri che sono una ricchezza ancora non pienamente valorizzata. E con una scelta di vini all’altezza. Non è impossibile – sembra promettere Biagio – vedremo”.

Dal Passato al futuro, ma senza dimenticare il presente. Un presente che parla di studi televisivi, telecamere, riflettori e cucine extra lusso. Biagio, infatti, è stato l’ospite del giorno della puntata di martedì 22 gennaio dove per la rubrica Mai mangiato prima ha presentato la Crostata con carrube al peperoncino. Un dolce che è un manifesto della bontà dei prodotti meridionali e di quelli calabresi in particolare.

“Quando sono stato invitato a Masterchef – spiega Biagio – ho deciso di tornare alle origini e, invece di una ricetta prettamente toscana, ho optato per l’uso di ingredienti del Sud: farina di carrube siciliana, marmellata di arance amare calabrese come la confettura di peperoncino”.

Chi ha visto il video avrà, immagino, l’acquolina in bocca come il gestore. L’auspicio ora è che il masterchef tortorese torni presto, anche solo per una visita fugace alla sua Tortora e ce ne faccia assaggiare una fetta.

Buona passione, e buon appetito.


About Andrea Polizzo

Giornalista professionista dal 2010 e blogger. Sin dal 2005 matura esperienze con testate regionali di carta stampata, on-line e televisive. Attualmente collabora con il mensile d'inchiesta ambientale Terre di Frontiera e con il network VicenzaPiù. Ideatore di blogtortora.it, caporedattore e coordinatore di www.infopinione.it.

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2 comments

  1. nuova lottizzazione a Tortora ,apprendo con piacere sul sito albo pretorio del comune di Tortora su avvisi vari forse come Biagio anche altri vogliono investire su tortora speriamo che non siano ancora case

  2. Johannes ALTHUSIUS

    Complimenti a Biagio, sono questi i tortoresi in cui mi riconosco, e non in quelli che poltriscono nei bar dalla mattina alla sera e sono sempre pronti a piangersi addosso, come se il futuro non dipendesse da loro da qualcuno che sta lì per arrivare.