TORTORA – Carissimi lettori, pace e bene.
Salutiamo già il primo mese di questo nuovo anno. A volte sembra che il tempo non passi mai e invece è un attimo, un istante, un battere d’occhio. In questo fluire inesorabile del tempo siamo invitati a fare delle scelte, a dire si o no, a prendere quindi decisioni, insomma a fare buon uso della nostra libertà che è dono e anche responsabilità.
Ma in sostanza cosa significa essere liberi, o per meglio dire, come si usa la libertà?
Si sente spesso dire che la libertà è la capacità di poter fare tutto ciò che si vuole, e guai a privarsi di qualcosa. Ma è davvero così? Si può fare tutto ciò che si vuole? Questo realizza il nostro desiderio di felicità? Io non ne sono convinto.
In un mondo dove ognuno può fare tutto quello che vuole si finisce per non far niente. La semplice constatazione della libertà come elemento innato nell’uomo, al di là di ogni condizionamento, non basta per poter fare quello che si vuole. Lo spaccato tra libertà fondamentale e libertà di scelta fa i conti, o almeno dovrebbe farli, con questa domanda: per chi faccio quello che faccio?
Non basta dire voglio fare questa o quest’altra cosa. Diventeremmo schiavi della libertà. Infatti la nostra libertà per essere vera va “liberata”. Una libertà non liberata è volontà di potenza e dominio. Bisogna porre in essere atteggiamenti nuovi che sappiano sprigionare vita autentica, pienezza, felicità reale e non illusoria.
Il vero cammino della libertà si esprime a più livelli.
Il primo livello è: la libertà da tutto ciò che ci può condizionare, arenare, bloccare. Nessuno è schiavo di qualcuno per natura, lo si è per scelta, per fragilità di carattere, opportunità e molte volte anche per comodità. Non si può imputare a nessuno l’incapacità di essere se stessi. Il giogo della sottomissione può durare fino ad un certo punto, poi, si è nella possibilità di camminare liberi.
Il secondo livello è la libertà “di” o “per”. Che significa? In concreto è l’attitudine a saper rispondere alle sollecitazioni della vita, a saper progettare. In una parola tale livello di libertà è la speranza. Sapere di “esseri liberi” è un’ avventura stupenda. D’altronde la vita è un’avventura della libertà. Il libro della Genesi (per chi ha dimestichezza con la Bibbia può constatarlo) nei primi capitoli dove si trova il racconto della creazione, presenta l’uomo come vertice di tutto il creato. Quasi come se si trovasse al centro dell’universo.
Domanda. Il testo sacro per noi cristiani è un invito al delirio di onnipotenza, e quindi ad un uso autoreferenziale della libertà? Certo che no. Il racconto biblico è un invito alla responsabilità, un’occasione di scelta, di fiducia da parte di Dio che affida quanto esiste all’uomo, per rendere sempre più “umana” la vita. In questa ottica la libertà diventa opportunità.
Ritorna a questo punto la domanda di partenza. Per chi sono libero? Per il mio bene, per il bene dei fratelli e, per chi ci crede, per Dio. Viviamo allora questo grande dono secondo questo ideale, cosi facendo tutti avremo la certezza che dentro di noi e attorno a noi non ci sono cose e persone da sfruttare, ma dono da custodire e far crescere
Con l’affetto di sempre
Vostro don Fiorino
