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Passaggio a Nord Ovest: Praia, Aieta e Tortora un unico comune


francescomoliterni_arDI FRANCESCO MOLITERNI*

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PRAIA A MARE – Chi mi conosce da poco probabilmente resterà stupito nell’apprendere che durante l’infanzia ero un fan abbastanza affezionato del sindaco Antonio Praticò.

Di quel periodo, vissuto tra luci e ombre, conservo con affetto molti aneddoti e proprio in questi giorni me n’è tornato alla mente uno che mi ha spinto ad una riflessione.

Era un giorno piovoso. Con mio padre ed il sindaco Praticò, percorrevamo in auto il lungomare di Tortora. La strada era piena di pozzanghere. Anzi, più che altro c’era una sola pozzanghera, grossa quanto tutta la strada. Appena varcato il confine tra Tortora e Praia, l’auto smette di percorrere acque fangose per calpestare agevolmente un lucente tappeto d’asfalto, nello stesso momento sento tracotante la voce del sindaco esclamare: “Ecco siamo passati dall’inferno al paradiso”.

Nella mia mente di bambino quell’immagine fu molto forte e pensai: “Perché non uniamo i due paesi? In questa maniera anche la mia cara Tortora potrebbe godere di un amministratore tanto illuminato” .

Com’è cambiata la mia idea da allora. Erano infatti anni bui per il Comune di Tortora che versava in un triste dissesto, ma prescindendo dai giudizi politici sui singoli mi piace soffermarmi su quella intuizione di bambino che però voglio conservare anche da adulto.

Unire i due paesi. Tre con Aieta. È possibile e di questi tempi probabilmente doveroso. Sorvolando sugli immancabili risparmi, che mi sembra del tutto superfluo qui ribadire, mi sembra utile invece sottolineare il quid pluris che un’azione di questo genere porterebbe al nostro territorio.

Dal punto di vista amministrativo oramai i comuni sono schiacciati da vincoli che limitano il pieno dispiegarsi dell’azione politica della giunta e del consiglio comunale. Nuovi e più importanti centri amministrativi potrebbero con più facilità attrarre investimenti, accaparrarsi fondi europei, gestire servizi. Il tutto valutato alla luce della (pare imminente ma chissà quando) abolizione delle provincie, che andrebbe a dividere le prerogative provinciali tra regioni e comuni.

Arrivare prima e meglio organizzati degli altri alle sfide che ci vedranno protagonisti nei prossimi anni è fondamentale. Pensiamo ad esempio alla gestione dei rifiuti o alla possibilità di costruire opere pubbliche o, volgendo lo sguardo alla nostra naturale vocazione, pensiamo a come potrebbe essere più efficace e meno dispendiosa la pubblicizzazione dei nostri territori come meta di vacanza.

Insomma i benefici tecnico-amministrativi sarebbero tanti e solo qualche bieco conservatore potrebbe fingere di non vederli, tanto più che di questi tempi perfino la Chiesa (che in genere non brilla per avanguardismo) affianca alla tradizionale organizzazione parrocchiale quella zonale e interparrocchiale per meglio gestire il territorio.

Ma c’è di più. C’è un aspetto sociale poco considerato ma a mio avviso fondamentale che sta alla base di questa proposta: in questi tempi di antipolitica (che poi cos’è nessuno bene lo sa) i cittadini si vedrebbero coinvolti in un dibattito importante nel quale esprimere un giudizio interessato e di sicuro convinto (ciascuno si farebbe un’idea su un tema che ci tocca così da vicino).

Sarebbe una iniezione di partecipazione che di sicuro avvicinerebbe i cittadini alle istituzioni, ma anche alla politica quella vera, fatta di circoli, comitati, movimenti, dibattiti, informazione, votazione. Una intensa seduta di fisioterapia su un corpo un po’ troppo anchilosato.

Capisco che il discorso potrebbe urtare la sensibilità di qualche “purosangue” ma sarà che io ho vissuto sempre a Praia, mio padre è completamente tortorese e mia madre ha chiare discendenze asietane, che a me questa cosa appare del tutto naturale e soprattutto, visti i tempi, matura.

Sarebbe importante a mio avviso non farne un discorso di campanile e passare ad un’unione “soft” senza ovviamente cambiare nome ai luoghi ma conferendo solo un’unità amministrativa.

É tempo di aprire sul punto un dibattito serio.

*cittadino di Praia a Mare.


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