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Ospedale di Praia a Mare, non puoi sussurrare e pretendere di essere ascoltato

promo_insidePRAIA A MARE – È impossibile, io credo, per qualsiasi persona impegnata a raccontate i fatti, scrivere di essi senza averli visti.


Io non ho potuto partecipare per cause di forza maggiore al corteo organizzato dal Comitato civico ieri, domenica 20 luglio a Praia a Mare. Anche se alla posta di redazione è giunto un comunicato stampa non me la sento proprio di “inventarmi” cronache dell’evento che non ho vissuto.

Ma una opinione voglio esprimerla. Ed è questa: non puoi sussurrare e pretendere di essere ascoltato. Per cui, stamattina, si dovrebbe parlare di un fallimento per il quale gli organizzatori sono innocenti.

Chi ha partecipato, chi era presente, mi parla di centina di persone in strada. “Centinaia”? chiedo a me stesso. Come dovrebbe valutarsi una protesta che interessa migliaia di cittadini che, invece, viene partecipata da “centinaia”?

Fossi stato presente al corteo, oggi il mio pezzo avrebbe messo in risalto questo aspetto. Che poi, come anche in altri editoriali, è il voler sottolineare il neo principale, il difetto incorreggibile di questa vicenda (e di molte altre). Quando c’è da far sentire la voce del popolo dell’Alto Tirreno cosentino, alle orecchie di chi di dovere giungono sussurri.

Bravi, io dico, ai componenti del Comitato civico per la difesa dell’ospedale di Praia a Mare. Sono persone perbene, che per la maggior parte conosco direttamente e che hanno giocato un ruolo importante nella battaglia combattuta (per ora non vinta) per ridare sanità a questo territorio.

Ma proprio per la confidenza che c’è tra noi, spero accettino questo mio pensiero. Questa mattina avreste dovuto parlare di chi per l’ennesima volta ha scelto di stare a casa, di andare a fare un bagno o altro.

Che poi sono le stesse persone che puntano il dito contro un governatore regionale che ha riscritto la sanità del territorio penalizzandolo, contro i sindaci che non fanno niente, contro gli operatori sanitari che alle proteste non si fanno vedere.

Che poi magari queste cose possono essere vere e false al tempo stesso con le dovute sfumature. Ma credo che il comportamento dei cittadini di questo territorio sia la base da cui partire per analizzare l’intera problematica. Ancora una volta la risposta della piazza è stata affannosamente cercata e non trovata. (ma noi ne avevamo già parlato qui)

E mentre scrivo queste righe mi arriva un comunicato sulla stessa scia, con gli stessi toni a firma di Francesco Cirillo del Comitato per la bonifica dei terreni, fiumi e mari della Calabria dal titolo: “Tenetelo chiuso quell’ospedale, la gente non lo vuole e non lo merita”. Anche qui il punto è messo sull’assenza della gente, sui negozianti che non hanno abbassato le saracinesche e sui parallelismi tra questa vicenda e il caso Marlane.

“Bisogna anche capire – cito dallo scritto di Cirillo – e questo lo dico anche a noi stessi militanti, che la libertà va conquistata così come la difesa dei nostri territori e che niente ci viene dato da questo sistema che pensa solo al profitto ed all’interesse personale. Dobbiamo avere fiducia di questa nostra popolazione? Va bene ridiamo fiducia ed aspettiamo la prossima manifestazione”. (Francesco Cirillo scrive qui)

Sono d’accordo. Mai perdere la speranza. Aspettiamo la nuova protesta. Aspettiamo anche che il percorso giudiziario di questa vicenda segua la sua strada. Se di ospedale riaperto si parlerà, questo avverrà tra molti anni. Che si sfrutti questo tempo per comprendere che una piazza ha senso solo se è piena. Così ottiene pressione e riduzione dei tempi di chi decide.


About Andrea Polizzo

Giornalista professionista dal 2010 e blogger. Sin dal 2005 matura esperienze con testate regionali di carta stampata, on-line e televisive. Attualmente collabora con il mensile d'inchiesta ambientale Terre di Frontiera e con il network VicenzaPiù. Ideatore di blogtortora.it, caporedattore e coordinatore di www.infopinione.it.

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One comment

  1. Condivido in pieno le tue riflessioni. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire ma se quando si deve gridare non se ne ha la forza (io la chiamerei omertà) rimane solo fiato, sussurrato, sprecato.