CETRARO – La fine dei contratti con medici specialisti convenzionati con l’Asp di Cosenza, prevista nei prossimi giorni, aggraverà la carenza di personale di cui soffrono tutte le strutture sanitarie del Tirreno cosentino.
In caso di mancato rinnovo molti medici resteranno a casa e interi reparti rischiano di andare in difficoltà.
Una evenienza che molti temono e che dispiegherà i suoi effetti deleteri sull’utenza già provata da chiusure, riconversioni e altre disfunzioni.
Solo per fare un esempio, è quanto si attendono al servizio psichiatrico di diagnosi e cura presso l’ospedale Iannelli di Cetraro.
Dei due psichiatri che coprono i turni, uno è un convenzionato che già da domani potrebbe ritrovarsi senza impiego. L’Asp corre ai ripari. Per sopperire alle carenze è stato disposto l’orario di lavoro aggiuntivo per il personale dipendente, con turni notturni e pronta disponibilità.
Insomma, i dipendenti sono chiamati agli straordinari, ma si pongono due problemi di non poco conto.
Innanzitutto la qualità del servizio reso ai cittadini. È lecito, infatti, chiedersi con quale lucidità un medico possa trattare un’emergenza o un caso molto delicato alla 14esima ora di lavoro consecutivo.
Ma si pone anche un problema economico. Ogni ora di lavoro aggiuntivo, per turno notturno o per disponibilità, costa al Sistema sanitario, e quindi ai cittadini, 60 euro. Tornando al caso di Psichiatria a Cetraro, e rifacendosi al motto che la matematica non è un’opinione, ecco cosa succede. Il convenzionato a cui non sarà rinnovato il contratto, svolge 38 ore settimanali. Dunque 152 ore mensili. Moltiplicando queste ore per 60 euro si ottiene la cifra spropositata di 9mila 120 euro. Per un mese e per un solo posto. Difficile credere che un convenzionato costi tanto al mese.
La stessa Asp, nel disporre l’orario di lavoro aggiuntivo, parla di “grave carenza di dotazione medica” che può compromettere “il raggiungimento di obbiettivi prestazionali” e provocare addirittura “la sospensione delle attività di ricovero e di consulenze delle urgenze”.
Viene allora da chiedersi perché l’azienda sanitaria stessa, essendo a conoscenza della “grave carenza” non si sia adoperata in tempo per i rinnovi con i convenzionati producendo dunque un risparmio per le tasche dei cittadini.
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