SAN NICOLA ARCELLA – “Una deroga alla legge alla quale non è stato associato un adeguato controllo”.

Le opposizioni consiliari di San Nicola Arcella incalzano la maggioranza sul tema dei rifiuti, dopo il sequestro dell’ecoisola di località Vannefora operato dai carabinieri lo scorso 16 febbraio.
Dopo l’ordinanza sindacale urgente che ha concesso al gestore privato dell’isola ecologica di accumulare rifiuti non idonei alla tipologia dell’area il Comune non avrebbe vigilato adeguatamente.
Sulla questione, i consiglieri di minoranza Filiberto Forestieri e Domenico Osso hanno presentato una interrogazione al sindaco Barabara Mele, ponendo una serie di domande allo scopo di evidenziare le falle nell’operato del governo cittadino.
Tra i sette quesiti presentati, oltre a chiedere quali azioni di sorveglianza sono state predisposte dopo l’ordinanza urgente, e con quali esiti, i due consiglieri chiedono per quali motivi non è stato possibile conferire quei rifiuti in discarica e cosa è stato fatto per superare l’impossibilità al conferimento.
Altre domande riguardano invece il rapporto con la ditta affidataria del servizio di raccolta dei rifiuti nonché della gestione dell’ecoisola, la Mia Srl.
L’opposizione vuole sapere nel dettaglio quali sono state le mancanze del privato che hanno indotto l’amministrazione ad avviare l’iter di rescissione del contratto in essere e, a tal proposito, come intende regolare la gestione del settore nell’immediato futuro. Chiede inoltre se la scrittura privata prevede delle penali per rifarsi dei disservizi e se sono state applicate.
Viene inoltre chiesto un ragguaglio sul calo dei volumi di differenziata registrato in concomitanza con la gestione della Mia Srl e se sono stati presi provvedimenti per evitare, come prevede la legge in caso di obbiettivi mancati, aumenti dei costi per l’ente.
A parte di un’ultimo quesito, sempre relativo al sequestro dell’area di località Vannefora, rispondiamo noi: il sequestro dell’isola ecologica è di tipo preventivo. Ovvero la misura adottata dall’autorità giudiziaria quando si ritiene che ci sia pericolo in sé o il rischio che il reato ipotizzato venga reiterato oppure produca ulteriori conseguenze nocive, in questo caso, per la salute umana e l’ambiente.
Sulla seconda parte del quesito, relativa ai tempi e ai costi per l’ente necessari alla bonifica e alla riattivazione dell’area, è difficile fornire una risposta, ma non si prevedono tempi brevi.
