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Soldi del Santo, il 12 marzo la decisione sul rinvio a giudizio

GS_inside_arPAOLA –”Massimiliano Cedolia aveva debiti personali e voleva utilizzare il capitale del Santuario per farvi fronte”.

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Il Gip di Paola cita le accuse mosse dalla Procura agli indagati nell’ambito della sparizione dei fondi del Santuario di San Francesco per motivare il sequestro di beni a loro carico.

Il caso fa ancora discutere. Emerge anche un modulo di adesione riportante un accollo di rischio di 1milione e 200mila euro. Un modulo che risulta sottoscritto da padre Michele Serpe senza l’ulteriore approvazione del timbro del Santuario e riporta la data del 29 maggio 2008, ovvero cinque mesi dopo la morte del predetto frate (25 gennaio 2008).

Il promotore finanziario Massimiliano Cedolia era, secondo le indagini, la vera mente dell’intera operazione. Per la truffa ai Minimi del Santuario il Gup del tribunale di Paola, Pierpaolo Bortone, deciderà giovedì 12 marzo se rinviare a giudizio o meno le undici persone coinvolte nell’inchiesta.

Con Massimiliano Cedolia dopodomani rischiano di essere processati anche: Maria Rosario Punzo, Carmelina Preite, Adua Preite, Attilio Cedolia, Francesco Vidiri, Grazia Magurno, Ofelia Vidiri, Francesca Paola Vidiri, Salvatore Magurno, Giancarlo Muselli. E infine c’è anche la Ma.Vi Nautica Srl.

Nel corso di questi due anni e mezzo in cui si è sviluppata l’inchiesta ci sono stati anche sequestri di beni e somme di denaro che il Gip ha motivato nei dettagli ricostruendo l’intera vicenda.

Per rafforzare la tesi degli investimenti sbagliati Cedolia avrebbe anche riconosciuto formalmente la propria responsabilità ai Minimi per una perdita in borsa di 800mila euro promettendo di restituirla entro il 31 dicembre 2022.

I movimenti, ricostruiti nei dettagli, parlano di 65mila euro accreditati sul conto corrente di Grazia Magurno su un istituto di credito di Scalea. 30mila euro a favore di Giancarlo Musella accreditati sul suo conto corrente di una banca di Napoli. E 878mila 853 euro accreditati a favore di Carmelina Preite.

Formalmente tali bonifici erano assistiti da causali che, secondo le indagini coordinate dal PM della procura di Paola Linda Gambassi, si sono rilevate non veritiere. Gli accrediti sono stati disposti a favore di persone legate a Cedolia da stretti rapporti di parentela (Carmelina Preite è la zia materna), o di sua diretta conoscenza (Grazia Magurno e Giancarlo Musella) che non hanno mai intrattenuto nessun tipo di rapporto con il Santuario.

Gli intestatari dei conti, in un secondo momento, provvedevano quindi attraverso l’effettuazione di ulteriori bonifici a girare il denaro direttamente o tramite l’interposizione di ulteriori conto correnti bancari o postali di parenti diretti (Adua Preite, Attilio Cedolia, Maria Rosaria Punzo) a Massimiliano Cedolia il quale entrava in possesso di complessivi 650mila euro che a sua volta disseminava su altri conto correnti di società ad esso riconducibili.

Anche gli estratti conto sarebbero stati modificati facendo scomparire nei prospetti consegnati ai frati i nomi dei presunti autori del riciclaggio.

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About Francesco Maria Storino

Attualmente collaboratore della Gazzetta del Sud ha lavorato per La Provincia, Comunità 2000, Edizioni master, Il Quotidiano della Calabria e Corriere dello Sport. Cura particolarmente la cronaca giudiziaria.

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