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Tela del ragno, questa sera la sentenza

promo_insidePAOLA – “Intimidazioni e minacce per non far deporre in aula”.

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Il PM Eugenio Facciola riaccende i riflettori su Tela del Ragno, il processo che potrebbe giungere già oggi a sentenza.

Il collegio giudicante del tribunale di Paola sarà chiamato a decidere sulla sorte dei 42 imputati nel procedimento. Il processo alle cosche del Tirreno cosentino riservato a Paola ai reati “minori”, tra cui quello dell’associazione mafiosa, giunge a conclusione.

Ieri nell’aula Beccaria ha preso nuovamente la parola il pubblico ministero per la replica ai legali degli imputati. Il sostituto applicato alla Dda di Catanzaro ha presentato una memoria di oltre 230 pagine dove rintuzza le richieste di pena, le motiva e respinge le controdeduzioni del collegio difensivo.

Facciolla ha spiegato come, per quanto riguarda gli imputati Luca Bruni e Giuseppe Martello, si ribadisce la declaratoria di estinzione del reato per decesso. Mentre per gli imputati Antonio Esposito, Luca La Rosa, Patrizia La Rosa, Andrea Occhiuzzi, Mario Matera, Francesco Porco e Michele Tundis si conferma la richiesta di assoluzione come motivata.

Passa poi ai collaboratori di giustizia (Giuliano Serpa, Ulisse Serpa, Adamo Bruno, Maurizio Giordano, Stefano Vanno e Vincenzo Dedato) per i quali non sussiste il richiesto “ne bis in idem” (non due volte per la medesima cosa), per la totale differenza tra i fatti contestati nel presente processo e quelli pretesi. La richiesta di continuazione potrà comunque essere richiesta in fase di eventuale esecuzione.

Infine sull’attenuante: “Ha formato richiesta del PM al momento della richiesta pene”. Sulle eccezioni difensive Facciolla ha che ridire ed eccepisce: “In via preliminare l’inutilizzabilità di tutte le parti di singole verbalizzazioni estrapolate da quelle rese dai collaboratori di giustizia”.

Il PM poi chiede la richiesta di acquisizione delle dichiarazioni rese dai testimoni soggetti a contestazioni in sede di esame in aula. Dalle circostanze emerse nel dibattimento sussistono elementi concreti “per ritenere che il testimone è stato sottoposto a minaccia o intimidazione finalizzate a non farlo deporre o a deporre il falso”.

A tal fine rileva come a differenza della fasi di indagine i testimoni hanno incongruenze nelle affermazioni e non ricordano per cui: “Si è reso necessario procedere a contestazione e conseguente acquisizione al fascicolo dibattimentale. Il giudizio sull’inquinamento della prova deve fondarsi su uno standard elevato ma non equipollente a quello necessario per condannare l’imputato, e deve fondarsi su elementi concreti e non su congetture. La missiva sequestrata nel carcere a Nella Serpa documentata la predisposizione di tesi di comodo che testimoni a discarico avrebbero dovuto riferire in aula”.

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About Francesco Maria Storino

Attualmente collaboratore della Gazzetta del Sud ha lavorato per La Provincia, Comunità 2000, Edizioni master, Il Quotidiano della Calabria e Corriere dello Sport. Cura particolarmente la cronaca giudiziaria.

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