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Furti di rame sul Tirreno, un fenomeno in crescita

GS_inside_arPRAIA A MARE – È un fenomeno in crescita quello legato ai furti di rame lungo l’Alto Tirreno cosentino.

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Dall’inizio del 2015 ad oggi, i ladri di oro rosso hanno già messo ko gli impianti di depurazione dei comuni di Belvedere Marittimo, Guardia Piemontese e Praia a Mare. Solo ieri la notizia dell’arresto di tre persone ritenute responsabili del furto di alluminio e rame nel comune di San Nicola Arcella e anche al depuratore di Bonifati. (ne abbiamo parlato qui)

Dalla compagnia dei carabinieri di Scalea fanno sapere che le indagini sono ancora in corso. Gli investigatori stanno verificando se le tre persone arrestate ieri pomeriggio possano essere responsabili anche dei furti registrati precedentemente negli altri comuni della zona.

Ma qual è il giro d’affari che ruota attorno all’oro rosso? Quanto si guadagna con i furti di rame?

Le quotazioni sono significative: lo scorso anno ha raggiunto una media di 6 euro e 14 centesimi al chilogrammo. Un valore che oscilla tra i 5 e i 7 euro, ma che tende ad aumentare per la sua scarsezza sul mercato delle materie prime e per l’enorme domanda delle potenze in via di sviluppo, come la Cina, l’India, il Brasile e le economie del Nord-Est asiatico, dove le aziende acquistano rame dall’estero. E quando manca nei circuiti legali ci si rivolge ai trafficanti.

Secondo le forze dell’ordine il motivo che spinge a rubare il prezioso metallo è da ricercarsi nella crisi, nella speranza di poter ricavare qualche euro rivolgendosi poi a grossisti che a loro volta sono in contatto con soggetti della criminalità che indirizzano il rame verso le nuove potenze economiche mondiali.

Vere e proprie riserve per i ladri sono le infrastrutture operanti nel settore energetico, dei trasporti e delle telecomunicazioni nonché le aziende attive nella produzione e utilizzazione di beni prodotti con l’impiego del rame. Per questo molto spesso vengono prese di mira cabine dell’Enel, reti ferroviarie e, come sta accendendo lungo la costa tirrenica, impianti di depurazione, dove il rame abbonda nei cavi elettrici che li alimentano.

Quasi in ogni caso, si tratta di bande o di persone che, pur avendo esperienza e competenza nel settore, mettono a rischio la propria vita.

Proprio nei giorni scorsi, lo ricordiamo, il furto al depuratore di Praia a Mare è stato messo a segno nonostante i ladri non siano riusciti a disattivare la corrente elettrica che alimenta l’impianto. (ne abbiamo parlato qui)

Un giro d’affari non indifferente dunque, che per le aziende derubate e i piccoli comuni si tramuta in grosse perdite e spese da affrontare. Rimettere in funzione un depuratore può costare dai 20 ai 100 mila euro, ovviamente in base ai danni subiti. Senza contare le conseguenze ambientali provocate da un impianto fermo, come nel caso di Belvedere Marittimo, dove nel giro di due mesi si sono registrati tre furti. (ne abbiamo parlato qui)

Negli ultimi anni si sono però moltiplicati gli sforzi per contrastare il problema. Secondo l’Osservatorio nazionale sui furti di rame, istituito nel 2012 dal Ministero dell’Interno, il 2014 ha registrato un meno 12,7 percento rispetto all’anno precedente.

Dati confortanti a livello nazionale, in contrasto col fenomeno registrato in questi ultimi giorni lungo il Tirreno.


About Pierina Ferraguto

Giornalista pubblicista dal 2013. Laureata in Filosofia e scienze della comunicazione e della conoscenza all'Università della Calabria. Dal 2006 al 2008 lavora come stagista nella redazione di Legnano de Il Giorno. In Calabria lavora con testate regionali di carta stampata e televisive.

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