FUSCALDO – Mattatoi fuori legge a Fuscaldo e San Pietro in Amantea, la Procura chiede il processo per cinque persone.
Tra di loro anche quattro veterinari, di cui un dirigente area B dell’Asp e un dipendente Asp di Amantea. Omissioni, inosservanze nei controlli, violazioni delle normative ambientali, falso materiale e ideologico. È di ieri la richiesta di rinvio a giudizio che porta la firma del procuratore capo Bruno Giordano, nei confronti di Peppino Pastura, Giuseppe Bruno, Ercole Giuseppe, Gianfranco Pascale e Francesco Rago.
Tutti sono accusati nelle rispettive qualità di aver favorito la distribuzione di sostanze alimentari (carni) in cattivo stato di conservazione e insudiciate. Veniva riscontrato che la struttura di macellazione (il mattatoio comunale di Fuscaldo) gestita dalla società Ma.Pa Snc Pastura Peppino & Co presentava gravi carenze igienico sanitarie e di sicurezza a cui si aggiungeva l’esecuzione di lavori edili e contestuali con inevitabile contaminazione della carne macellata con le polveri nonché di materiale organico rimasto a seguito di precedenti operazioni di macellazione. Cosa questa che determinava un ulteriore provvedimento inibitorio.
Nel caso del mattatoio di San Pietro in Amantea viene contestato a Bruno di aver omesso di denunciare la situazione di carenza strutturale.
Inoltre i cinque indagati sono accusati di omissione nella collocazione di impianti e apparecchi destinati a prevenire disastri sul lavoro. Su Pastura pesa l’accusa di aver scaricato i reflui derivanti dalla concimaia del mattatoio nel torrente Maddalena (Fuscaldo). Assenti autorizzazioni allo scarico. La gestione dei reflui è stato accertato che ammontava a un totale di 4.436.550 litri di cui “si disconoscono le modalità di smaltimento derivanti dalla macellazione di bovini e suini del mattatoio comunale sito in località Maddalena senza aver chiesto ed ottenuto la prescritta autorizzazione che è rilasciata dalla competente autorità amministrativa”.
Sui veterinari Bruno, Morello, Pascale e Rago pesano le accuse di omessa denuncia dei fatti costituenti reato non segnalando una situazione deficitaria sotto il profilo della sicurezza dei luoghi di lavoro e della igienicità dei prodotti della macellazione. Di aver omesso atti del proprio ufficio e controlli. Non svolgendo quindi la funzione di garanzia per la sicurezza pubblica.