Attivarsi per migliorare lo stato della sanità non è mai troppo tardi secondo il coordinatore dell’Idm di Cosenza Raffaele Papa.
TORTORA – “Sì, per quanto riguarda la sanità e quindi la vita non è mai troppo tardi per prendere posizione e farsi sentire con azioni finalmente incisive e di forza. Di certo qualcuno potrebbe sostenere, come già avvenuto, che prima si sono fatti scappare i buoi e poi si è chiusa la stalla, ma sempre meglio dell’indifferenza ed a volte ignavia che per molto tempo ha colpito molti politici ed anche alcuni sindaci”.
Parole di Raffaele Papa, coordinatore provinciale dell’Italia del Meridione di Cosenza, circa lo stato critico della sanità sul territorio del Tirreno cosentino.
“In tutto questo – scrive Papa – non possiamo comunque non far notare che, nonostante la situazione sia letteralmente precipitata, nessuno ad oggi ha sentito il bisogno di recitare un sia pur minimo mea culpa.
Eppure sono tante le responsabilità ad ogni livello e le dannose conseguenze che oggi verifichiamo, tutte causate da chi ha pensato ad altro anziché tutelare la pubblica incolumità ed assicurare una assistenza sanitaria per tutti.
In molti hanno preferito curare il proprio orticello – prosegue il componente di Idm – illudendosi che non contestando avrebbero guadagnato posizioni rilevatisi fasulle perdendo anche quel minimo esistente.
Bisognava impedire la chiusura e lo smantellamento di presidi ospedalieri, bisognava bloccare sul nascere la nomina del commissario Scura, bisognava in tutti i modi scongiurare l’approvazione del decreto e della nuova rete ospedaliera, bisognava fermare la riduzione e mortificazione della sanità pubblica a favore di quella privata. Sì, bisognava, ma nulla di tutto ciò è stato fatto ed a nulla sono valse le richieste di dimissioni o di decisive e sinergiche azioni.
Tutte questioni sempre evidenziate e denunciate, ma tante, troppe volte ci è sembrato di gridare nel deserto o alla luna, in solitaria contestazione, mentre chi poteva nulla ha fatto tranne che voltarsi dall’altra parte.
Quando nell’ormai lontano marzo 2014 – ricorda Papa – il presidente del consiglio Matteo Renzi venne a Scalea, noi non andammo a riverire né ad omaggiare, ma a gridare con forza la condanna a morte di un intero territorio.
Ma fummo mal guardati, quasi derisi e sommersi da coloro che anziché chiedere giustizia e sanità preferirono prostrarsi. Ed ecco cosa ci è stato regalato, la desertificazione sanitaria e la conferma che la condanna è reale e concreta.
Un diverso atteggiamento sin da allora ed ulteriori azioni forti e condivise anziché sterili, pretestuose, presuntuose e personalistiche posizioni di qualche rappresentante poco istituzionale, avrebbero evitato alcune tragedie ed il dramma che attualmente si vive sul Tirreno e in Calabria.
Oggi riscontriamo una rinnovata voglia di combattere, una ritrovata unità di intenti di tutti o quasi i sindaci e delle forze politiche, anche se non mancano campane stonate o silenziose che attendono nella convenienza.
Ne siamo contenti ed esprimiamo incondizionato e totale sostegno all’iniziativa del sindaco di Cetraro e plauso per la posizione intrapresa dal consigliere regionale Aieta.
Siamo pronti, come sempre, a fare la nostra parte sull’intero territorio regionale che mai abbiamo abbandonato, continueremo a farlo oltre ogni convenienza politica di parte e senza alcuna faziosità, ma sempre nell’interesse esclusivo della collettività e per assicurare la sanità e la vita.
Non mancheranno probabili ed inevitabili offerte di contentini e richiami che cercheranno di bloccare l’entusiasmo e la forza oggi in campo, noi non molleremo ma continueremo a lottare e ci auguriamo sia così per tutti affinché venga riconosciuto il diritto alla vita da troppo tempo negato”.