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Terremoto, viaggio tra anime e macerie con il Gruppo lucano

La testimonianza dei volontari di protezione civile Gruppo lucano impegnati nel supporto alla popolazione terremotata di Cossito, frazione del comune di Amatrice.

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AMATRICE – “Appena arrivo mi viene incontro un anziano. Cammina curvo sul suo bastone, avrà un’ottantina d’anni. Tu da dove vieni? Mi chiede. Dalla Basilicata, rispondo io e lui: vieni da così lontano per aiutare me? Sono vecchio, non ho bisogno di nulla. Invece aveva bisogno di conforto e di raccontare la sua storia di quella notte. Lui, solo, senza famiglia e una casa che ora è macerie. Macerie da sotto le quali è stato estratto dal vicino. La schiena sembra si curvi ancor di più sotto il peso delle lacrime che gli circondano gli occhi”.

Un aneddoto. Uno dei tanti, raccontatoci oggi da Giuseppe Muscatello, responsabile regionale del settore trasmissione e formazione del Gruppo lucano di protezione civile, nonché responsabile della sede di Maratea. Con altri 20 volontari, tre mezzi e un’autoarticolato è partito dalla Basilicata ed è giunto sabato scorso a Cossito, una delle 92 frazioni di Amatrice.

Ovvero nell’epicentro del terremoto che mercoledì 24 agosto 2016, ore 3 e 36 circa, ha sconquassato la provincia di Rieti e quelle di Ascoli Piceno e Perugia. Qui i volontari lucani collaborano con i colleghi del Lazio che hanno allestito un campo tenda nelle ore successive alla scossa madre. Hanno il compito di supportare gli abitanti della frazione, circa una ventina su 150, che hanno deciso di non allontanarsi dalle loro case o da quel che ne rimane. Rispondono alle loro esigenze. Soprattutto cibo o supporto nel recupero di effetti personali.

“Non hanno voluto andar via – ci racconta Muscatello –. Alcuni dormono nel campo tenda altri invece si sono sistemati in tende da campeggio di loro proprietà. Hanno paura ad entrare in quelle della prociv. Temono che possano diventare la loro nuova casa. Lo stesso timore espresso a caldo e poi in questi giorni dal sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, che una volta spenti i riflettori dei primi giorni post – terremoto ci si dimentichi di questa gente”.

Macerie a Cossito (foto: Gruppo lucano Maratea)
Macerie a Cossito (foto: Gruppo lucano Maratea)

La gente di Cossito rivuole la sua normalità

Quella che abita nella frazione in cui è presente il Gruppo lucano è gente che vuole da subito ricostruire, riconquistare la propria normalità. Lo si capisce da come non hanno voluto andar via da lì e dall’essere tutti d’accordo sul fatto che i funerali bisognava farli ad Amatrice e non a Rieti.

“Una comunità sveglia – spiega Giuseppe Muscatello – che, forse a differenza di quanto avvenne a L’Aquila, dà l’impressione di essere già in piedi dopo la caduta. Va ricordato che stiamo parlando di persone che sono sì state vittime di quanto accaduto, ma anche eroi in quanto primi soccorritori per il vicino di casa. C’è chi è uscito dalla finestra di casa sua camminando sulle macerie e ha dato aiuto a chi era rimasto intrappolato, estraendolo dalle macerie”.

Eppure, come in ogni angolo del territorio colpito da questo terremoto, anche qui si fanno i conti con le perdite. Di vite umane soprattutto. Non c’è ancora un dato ufficiale e si continua a scavare consci che il conto, purtroppo, può salire.

“L’aspetto psicologico è difficile da curare in questi casi – ancora Muscatello – ma è qualcosa che ti accresce molto perché gli abitanti della frazione parlano con te, ti raccontano il peso di una perdita umana o semplicemente delle loro cose, oggetti cari, averi. E con le loro lacrime ti trasmettono gli attimi di quella notte e ti aiutano a capire cosa si prova. Sopratutto, poi, si aiutano tra loro”.

Di contro, chi ha avuto esperienza nel soccorso del 2009, quando a L’Aquila si parlò per la prima volta di “angeli lucani”, restituisce racconti agli sfollati di Cossito. “Anche quello aiuta a rinforzarli”.

E poi la perdita delle case e delle “cose”. Tra le principali richieste rivolte ai volontari pare ci sia quella di aiuto per recuperare oggetti. Vestiti ad esempio, nonostante quelli messi a disposizione dai soccorritori. Dietro la propria maglia o giubbotto si cela un’identità che altrimenti potrebbe smarrirsi. E nessuno vuole questo.

Uomini e mezzi dalla Basilicata a Cossito (foto: Gruppo lucano Maratea)
Uomini e mezzi dalla Basilicata a Cossito (foto: Gruppo lucano Maratea)

Il volontario di protezione civile messo alla prova

“Ognuno di noi – spiega Giuseppe Muscatello – nel lasciare la Salaria e arrivando nei comuni in cui si è stati destinati è duramente messo alla prova. Da quello che vede attraversando le strade o affrontando le esigenze dei locali. Ogni cosa è una prova per l’operatore di protezione civile. Anche solo raccogliere i loro racconti. Spero che nessun altro debba mai più vivere quello che stanno vivendo loro. Quando arrivi, la paura è la prima emozione che avverti”.

Il terremoto del 24 agosto, dunque, ha lasciato profonde cicatrici nelle anime degli abitanti e le macerie sparse attorno simboleggiano quelle lasciate sulla terra dalle scosse.

Ancora, nel 2016 investiamo molto per il superamento della criticità, ma poco sulla sua prevenzione. Questo sisma – prosegue il volontario marateota – non si è presentato con scosse di avvertimento. Per loro è stato un fulmine a ciel sereno. Il sistema di soccorso, tuttavia, si è infine attivato. Ora bisogna dare il massimo nei punti di raccolta allestiti e stare vicino sopratutto a chi non ha voluto allontanarsi. È triste poi pensare che mentre ancora si scava tra le macerie c’è chi si dedica a furti e ruberie. La polizia sta facendo di tutto per contrastare gli sciacalli”.

Anche il Gruppo lucano conferma che sul fronte degli aiuti non c’è bisogno di viveri ma possono ancora servire alcuni prodotti come, ad esempio, saponi e detergenti per l’igiene personale. E ovviamente, c’è bisogno dei volontari.

“Sappiamo che molti cittadini hanno provato ad organizzarsi nelle ore immediatamente successive al terremoto per dare una mano nelle prime operazioni di soccorso e per la rimozione delle macerie. Sono gesti ammirevoli, ma il soccorso necessita di una certa logica e di volontariato organizzato. Quel che si può fare – afferma Muscatello – è sfruttare i cosiddetti tempi di pace per avvicinarsi alle organizzazioni di volontariato e, magari, svolgere un veloce corso base che offre un minimo di preparazione nel soccorso. Noi siamo qui – conclude il volontario del Gl – e non pensiamo a quando torneremo a casa, a quanto ancora rimarremo qui. Il rientro non fa parte dei nostri pensieri. Non c’è neanche il tempo per pensare quando sei così occupato a dare una mano”.

Un volontario del Gruppo lucano
Un volontario del Gruppo lucano

About Andrea Polizzo

Giornalista professionista dal 2010 e blogger. Sin dal 2005 matura esperienze con testate regionali di carta stampata, on-line e televisive. Attualmente collabora con il mensile d'inchiesta ambientale Terre di Frontiera e con il network VicenzaPiù. Ideatore di blogtortora.it, caporedattore e coordinatore di www.infopinione.it.

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