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Schiume nel fiume Noce, chi “sporca” l’ambiente?

La presenza di schiume nel fiume Noce preoccupa ambientalisti e comuni. Da più parti chiesta una maggiore attenzione degli organi preposti al controllo e al monitoraggio dell’ambiente. Abbiamo sentito più voci sulla vicenda per avere un quadro quanto più completo possibile. Chi “sporca” il fiume?

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Schiume nel fiume noce: suona un campanello d’allarme

TORTORA – Schiume nel fiume Noce sono state segnalate e documentate di recente da associazioni ambientaliste e amministrazioni comunali dell’area.

Suona un campanello d’allarme. È l’ennesimo. In passato, molti segnali d’allarme sono caduti nel vuoto dopo essere stati lanciati. In altri casi hanno condotto ad indagini dell’autorità giudiziaria. Il riferimento è alla vicenda dell’impianto privato di smaltimento rifiuti liquidi di località San Sago di Tortora. Eppure, come vedremo tra poco, questa volta San Sago non c’entra.

C’entrano le schiume. C’entra la necessità per il fiume Noce di quel controllo serrato, più volte auspicato, sempre promesso ma evidentemente mai attuato. Serve per il fiume. E serve per il Tirreno cosentino e il suo turismo.

Sulla questione abbiamo sentito più voci per fornirvi uno spaccato della vicenda quanto più completo possibile. Ve le proponiamo in questo articolo e, per sgombrare il campo da qualche lecito dubbio, cominciamo proprio dal management dell’impianto di San Sago.

Schiume nel fiume Noce: San Sago è fermo

“Attualmente l’impianto di San Sago è fermo”. Ce lo ha confermato Carlo Caporizzi. L’amministratore delegato di Cogife Ambiente Srl, società che controlla i depuratori, ha poi precisato: “È fermo nel senso che, in questo momento, l’impianto non è in fase di scarico. Abbiamo ricevuto e trattato un piccolissimo carico da fossa settica alcuni giorni fa. Poche tonnellate di materiale che hanno fatto pochissimo volume nelle vasche”.

Dunque, per chiarezza: gli impianti di depurazione di rifiuti liquidi speciali pericolosi e non di San Sago sono aperti. E all’occorrenza funzionanti. Ogni vincolo precedente è saltato.

“Al momento però – aggiunge Caporizzi – non lavoriamo perché dobbiamo ricostruire una rete commerciale. Quella precedente è andata distrutta dall’attività denigratoria che abbiamo subìto. Siamo rimasti fermi per tre anni. Forse un tempo non sufficiente a uccidere un’impresa, ma abbastanza per cancellare contatti e clienti. Anche la questione relativa a una richiesta di Valutazione di incidenza ambientale è stata risolta in positivo per noi. Ora, per ripagare il danno che ci hanno provocato, valutiamo se querelare l’associazione ambientalista e il comune che l’hanno richiesta”.

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L’impianto di San Sago a Tortora visto dall’alto

Schiume nel fiume Noce: servono controlli seri

I primi a segnalare il fenomeno delle schiume sul corso d’acqua del Noce sono stati gli attivisti di Italia Nostra.

“La schiuma osservata – ha detto Roberto Laprovitera della sezione Alto Tirreno cosentino – ci fa pensare a probabili fonti di inquinamento a monte. Inquinamento di tipo chimico. Ma solo delle analisi specifiche potrebbero dissipare questi dubbi. Per questo abbiamo scritto alle agenzie ambientali delle due regioni, Calabria e Basilicata. Abbiamo chiesto un monitoraggio sul fiume. Le analisi periodiche che sostengono di svolgere non ci sembrano utili”.

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Schiume nel fiume Noce: una foto scattata da Italia Nostra.

Intanto qualche controllo è stato effettuato. Ce ne dà notizia Pasquale Lamboglia, sindaco del Comune di Tortora. Qui il Noce si getta nel Tirreno. E alla foce del fiume sono state immortalate concentrazioni di schiuma. Presenti però anche in altri punti del corso d’acqua da Trecchina e verso la sorgente.

L’ente ha commissionato delle analisi a un laboratorio privato. Da queste sarebbe emerso che la presenza della schiuma potrebbe essere generata da tensioattivi cationici. In genere, quando si parla di tensioattivi si fa riferimento ai detergenti. Nel caso specifico del tipo cationici si avrebbe a che fare con sostanze che – citiamo da wikipedia – hanno un buon potere disinfettante, ma basso potere detergente.

“Scriverò – ha perciò detto Lamboglia – ai comuni lucani che hanno rilasciato concessioni per lo scarico ad attività industriali nel fiume Noce. Abbiamo testimonianza da parte di alcuni pescatori d’acqua dolce che questa schiuma c’è da diverso tempo. Della questione è informato il Comitato per il fiume Noce e già c’è una richiesta di incontro con la Regione Basilicata. Ne parleremo anche nel corso di alcuni importanti convegni in programma a Tortora nei prossimi giorni”.

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Schiume nel fiume Noce: uno scatto effettuato nel comune di Trecchina.

Schiume nel Noce: cosa c’è “attorno”

È forse utile capire cosa ci sia attorno al fiume Noce per capire quale potrebbe essere una presunta fonte di inquinamento. Per questa volta – come scritto prima – San Sago lo abbiamo scartato.

Il sindaco di Tortora ha aggiunto un elemento: la presenza di attività industriali lungo il corso d’acqua. Tra queste ci sono attività che utilizzano detersivi e altre piccole e medie industrie di vario genere.

Non va inoltre dimenticato che nel fiume Noce scaricano quasi tutti i depuratori dei comuni del Lagonegrese. Negli anni passati la Procura della Repubblica di Lagonegro ha indagato sugli impianti. E di recente alcuni depuratori del Lagonegrese sono stati sequestrati.

Infine bisogna tenere in conto anche la presenza della centrale idroelettrica dell’Enel nel Comune di Trecchina, in provincia di Potenza, poche centinaia di metri a monte rispetto a località San Sago e al confine con la Calabria. Questa è alimentata dall’invaso artificiale del Cogliandrino, anche questo gestito da Enel.

Secondo alcune testimonianze, in passato si sono registrate mutazioni della colorazione delle acque del fiume in concomitanza dello scarico delle acque utilizzate dalla centrale per la produzione di energia elettrica.

Fiume noce: chi controlla?

Da più parti, dunque, vengono chiesti controlli. Accertamenti da svolgere a 360 gradi una volta per tutte. Gli attori coinvolti sono da un lato gli organi inquirenti. Ci risulta da fonti confidenziali che l’attività d’indagine sul corso d’acqua da parte delle procure di Paola e Lagonegro sarebbe ancora in atto.

Ma i monitoraggi e i controlli che dovrebbero essere garantiti dalle agenzie per l’ambiente regionali paiono non soddisfare le richieste di certezza e sicurezza per la salute dei cittadini. Anni fa, ad esempio, l’Arpa Basilicata aveva preannunciato l’installazione di alcune centraline di monitoraggio in punti prestabiliti del Noce. Ma questo non è mai avvenuto.

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About Andrea Polizzo

Giornalista professionista dal 2010 e blogger. Sin dal 2005 matura esperienze con testate regionali di carta stampata, on-line e televisive. Attualmente collabora con il mensile d'inchiesta ambientale Terre di Frontiera e con il network VicenzaPiù. Ideatore di blogtortora.it, caporedattore e coordinatore di www.infopinione.it.

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2 comments

  1. turista per casa

    La vicenda del Noce è storicamente complessa e l’augurio di tutti è quello di una soluzione rapida e definitiva, ma l’articolo stimola un commento di profilo un po più ampio.
    Noce e Lao sono gli unici fiumi a portata costante della Calabria, per avere una quantità di acqua simile , ma con maggiore torbidità, in foce d’estate bisogna andare su Crati e Neto i due fiumi più lunghi della regione consacrati dai libri di geografia e da reperti archeologici; Savuto, il terzo fiume per importanza della regione, d’estate ha una portata in foce inferiore a quella del “fiumarello” che sbocca sul lungomare di Praia e in alcuni anni non sbocca proprio. Va inoltre evidenziato che il fondo calcareo di Noce e Lao ci regala una limpidezza dell’acqua fino alla foce sconosciuta a tutti gli altri fiumi calabresi e questo ben lo sanno alcune riviste di pesca sportiva specializzate con tiratura nazionale che li consigliano per un escursione agli appassionati che vengono in vacanza d’estate nel territorio.
    Dove voglio andare a parare? E’ presto detto. Non si è ancora capito il valore aggiunto che possano rappresentare i due fiumi e neanche il ritorno in termini paesaggistici, ambientali e di piacevolezza del soggiorno in zona. Chi villeggia in estate e dopo una mattinata in spiaggia decide , tanto per cambiare un po target e per godere di un po di frescura, di fare un escursione o una passeggiata in fiume, ritorna sotto l’ombrellone col ricordo delle schiume e degli odori, fra le altre cose Lao alla foce è balneabile o “balneato” : sono i gusti dell’utenza, che rispetto con l’augurio che non abbia conseguenze sulla salute dei bagnanti. Quello che invece faccio fatica a capire e che ci mettiamo tanta cura nel raccogliere le cicche in spiaggia, ma non guardiamo un po più lontano del cono d’ombra del nostro ombrellone

    • Grazie per questo interessantissimo commento. condivido in particolare la parte in cui le dice: “Non si è ancora capito il valore aggiunto che possano rappresentare i due fiumi e neanche il ritorno in termini paesaggistici, ambientali e di piacevolezza del soggiorno in zona”.