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Maurilio Pio Morabito: chieste nuove indagini

Il caso di Maurilio Pio Morabito, morto nel carcere di Paola, necessita di ulteriori indagini. Le chiede il legale di famiglia al Gip di Paola. La procura ha chiesto l’archiviazione ritenendolo un caso di suicidio. Ma il 46enne reggino aveva scritto dei suoi timori sulla propria vita.

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PAOLA – Sulla morte in carcere di Maurilio Pio Morabito bisogna indagare anche in altre direzioni.

Di recente, l’avvocato Corrado Politi del foro di Reggio Calabria ha prodotto dinanzi al Gip opposizione alla richiesta di archiviazione della procura sulla morte del 46enne avvenuta nella casa circondariale di Paola il 29 aprile 2016.

Nei prossimi giorni il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Paola dovrà sciogliere la riserva sul caso e accettare o meno la richiesta nella quale si chiedono nuovi temi di indagine.

Scriveva dal carcere: “Ho ricevuto minacce di morte”

Morabito, originario di Reggio Calabria, era stato condannato per reati comuni. Detenuto nel carcere di Paola, è deceduto pochi giorni prima del suo fine della pena. Secondo le indagini è morto per soffocamento. Si è impiccato. Ma i familiari che sono stati sentiti dal già procuratore capo Bruno Giordano non ne sono stati mai convinti. Ed è per tale motivo che si sono affidati a un legale.

Maurilio Pio Morabito era stato trasferito dalla casa circondariale “Arghillà” di Reggio Calabria. Pare dopo essere stato vittima di una non meglio definita aggressione. Giunto nella casa circondariale di Paola, ha scritto una lettera nella quale riferiva “di aver ricevuto minacce di morte, conseguenti a fatti accaduti in carcere” aggiungendo sull’eventualità di un suo decesso “col tentativo di farlo passare per un suicidio. Si sappia che non è così – scriveva – in quanto amo troppo la vita e il mio fine pena è imminente”.

Successivamente, il 12 aprile 2016 nella sua cella posta nella prima sezione del carcere di Paola, per quanto è stato riferito, si è verificato un incendio e Morabito è stato tratto in salvo dal personale di polizia penitenziaria.

Il 46enne aveva quindi scritto l’ennesima lettera con la quale chiedeva a tutela della sua incolumità “di essere trasferito in una struttura sita in qualsiasi punto della Penisola, purché dotata di un’area protetta”. E inoltre nel tempo di attesa del suo trasferimento che “sia mantenuto il cancello ed il blindo 24 ore chiuso e aperto soltanto per i vari colloqui. E il divieto di incontro con qualunque detenuto anche lavorante”.

Della vicenda se ne è occupato Emilio Quintieri dei Radicali italiani che ha chiesto e ottenuto una interrogazione al ministro dal deputato Enza Bruno Bossio. Il caso è finito sulla scrivania del Ministro della Giustizia Andrea Orlando.

La Bossio, membro della commissione bicamerale antimafia, ricorda che “Morabito si trovava ristretto dovendo dovendo espiare una pena detentiva di quattro mesi di reclusione. Il suo fine pena era previsto per il (prossimo) 30 giugno 2016. Grazie anche alle informazioni acquisite dalla visita ispettiva effettuata da una delegazione dei Radicali italiani guidata da Emilio Enzo Quintieri, è venuto alla luce che sulla cella numero 9 in cui si è impiccato il Morabito non era stata sottoposta la sorveglianza a vista”.

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About Francesco Maria Storino

Attualmente collaboratore della Gazzetta del Sud ha lavorato per La Provincia, Comunità 2000, Edizioni master, Il Quotidiano della Calabria e Corriere dello Sport. Cura particolarmente la cronaca giudiziaria.

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