Disposti in lunga fila intasano l’ex ospedale di Praia a Mare vogliosi di riaprirlo. Quasi sempre sono politici. L’ultimo in ordine di tempo a darne l’annuncio è il sottosegretario allo sviluppo economico Tonino Gentile. Qui continua ad essere tutto campagna elettorale. Tre o quattro cose che ho capito sulla vicenda (invece di andare a mare).
PRAIA A MARE – Sono le 9 del mattino e penso che sia la giornata giusta per andare a fare un bagno a mare. Poi mi avvicino al portatile e lo apro. Scrollo un po’ di Facebook senza soffermarmi su nulla. Ma poi mi imbatto in un link che parla di ospedale di Praia a Mare. Ci vado lo stesso a mare, ma prima (da buon cacacazzi, ndr) devo scrivere qualcosa.
Intanto, consiglio la lettura di questo articolo pubblicato di recente da corrieredellacalbria.it. Lo faccio perché credo, in realtà spero, che possa servire all’opinione pubblica dell’Alto Tirreno cosentino sul tema ospedale di Praia a Mare. Il sottosegretario allo sviluppo economico Tonino Gentile dice che riapre. Addirittura tutto questo potrebbe avvenire entro l’estate.
Vediamo. Borsa, asciugamano, ciabatte, costume, sigarette. Sì. Ho tutto quello che serve. Ma prima…
Tre o quattro cose che ho capito della vicenda
Ci sono alcune cose che credo di aver compreso di questa faccenda da quando me ne occupo. Più o meno dal 2008.
- Uno: la sanità è solo politica. Le decisioni non seguono una logica “sanitaria”, ma politica. I posti di potere sono assegnati dalla politica. La chiusura come il potenziamento di un ospedale è decisa su base politica, meglio: elettorale.
- Due: chiudere un ospedale ci vuole un attimo. Aprirlo o riaprirlo ci vogliono anni. A Praia a Mare la chiusura è avvenuta (dopo gli annunci) in un giorno. Subito esecutiva. Sono passati quasi 5 anni e la realizzazione di una Casa della Salute (mica un ospedale!) non si è ancora compiuta. Figuriamoci riaprire un ospedale. Operazione che porta via tempo tra: raccordo della volontà politica, decisioni, progettazione, programmazione, approvazione di atti, reperimento del personale, reperimento delle risorse finanziarie, eccetera.
- Tre: consequenziale alla parte finale del punto due. La Calabria da oltre un decennio vede il settore della Sanità sottoposto a commissariamento e Piano di rientro del deficit sanitario. Ovvero: mentre rimane una questione politica (perché come abbiamo visto, i commissari ad acta sono di nomina politica) dall’altro lato c’è un deficit economico con cui fare i conti. Non ci sono soldi. Dove si trovano i soldi per aprire un ospedale?
- Quattro: siamo un popolo di pecore votanti. Dai, diciamocelo apertamente. Io ricordo il 2013 quando subito dopo la chiusura dell’ospedale per mano di un governo regionale di centro destra, quella coalizione portò a casa una pioggia di consensi proprio a Praia a Mare e Tortora alle elezioni politiche. Non che da quelli del centrosinistra siamo stati trattati meglio. Ancora rimbalzano nelle sale operatorie svuotate dell’ex ospedale il “Riapriremo!” urlato, in ordine sparso, da: Oliverio, Bindi, Magorno, Guccione, eccetera.
Ospedale di Praia a Mare: il fil rouge
Insomma, dall’inizio di questa vicenda io scorgo un fil rouge: “Vi riapriamo l’ospedale” è uno slogan buono per ogni campagna elettorale. In corso o in arrivo che essa sia.
Una promessa che, chiariamoci, io spero si realizzi. Prima o poi Godot dovrebbe arrivare come scrivevo ieri sera in chat a una persona. Ma il punto, secondo me, è un altro. Non è tanto la promessa in sé. Quanto la percezione che il popolo ha di essa.
Mi chiedo: cosa provate quando, per l’ennesima volta, vi promettono la riapertura dell’ospedale invece di effettuarla concretamente? A me girano le palle, scusate il francesismo. Mi sale la rabbia. Per questo mi vado a fare un bagno a mare.