Frontiera – Cinque lustri: il processo unificato al clan Muto di Cetraro. 26 imputati a giudizio a Paola per il rito ordinario. Tra di loro anche Franco Muto. I restanti hanno scelto il rito abbreviato la cui prima udienza si terrà davanti al Gup di Catanzaro il 26 settembre.
PAOLA – Giudizio immediato per Franco Muto.
Il re del pesce affronterà all’età di 78 anni l’ennesimo procedimento che la Dda di Catanzaro ha aperto nei suoi confronti.
Ieri mattina, nel corso dell’udienza dinanzi al Gup del tribunale di Catanzaro, Frontiera – Cinque lustri si è diviso in due tronconi. Coloro i quali hanno scelto il rito ordinario sono stati tutti rinviati alla prima udienza in programma presso il tribunale di Paola il 19 ottobre.
Anche un imprenditore romano con interessi sulla costa tirrenica e nel cosentino dovrà presentarsi difronte al collegio penale di Paola. L’inchiesta della Dda di Catanzaro ha portato alla luce un sistema illecito di gestione degli appalti. Da un lato, il clan Muto che sarebbe intervenuto per favorire l’imprenditore e le sue aziende, dall’altro lato la stessa cosca che avrebbe partecipato ai proventi d’impresa generati da Barbieri.
Rito ordinario anche per Antonio Abruzzese, Pier Matteo Forestiero, Mariangela Tommaselli, Giuseppe Antonuccio, Agostino Bufanio, Davide Bencardino, Giuseppe Calabria, Vincenzo Campagna, Giuseppe Cadente, Luca Carrozzini, Enzo Casale, Angelo Chianello, Simone Chiappetta, Cono Gallo, Vito Gallo, Agostino Iacovo, Emilio Iacovo, Maria Iacovo, Laura Maccari, Antonio Mandaliti, Michele Rizzo, Amedeo Fullin, Alessandra Magnelli, Simone Iannotti.
Per chi ha scelto l’abbreviato, invece, la prima udienza sarà il prossimo 26 settembre a Catanzaro dinanzi al Gup Saverio Ferraro.
I dettagli del processo
Nutrito il collegio difensivo composto dagli avvocati Giuseppe Bruno, Sabrina Mannarino, Manuela Gasparri, Giuseppe Pizzimenti, Giuseppe Bello, Marcello Manna, Alessandro Gaeta, Vito Caldiero, Peppe Fonte.
Le accuse sono quelle relative a intimidazioni, estorsioni, alla gestione dei servizi di vigilanza e di lavanderia, di aver favorito con il potere criminale anche gli amici imprenditori.
E naturalmente il pesce. A Cetraro non c’era asta, né contrattazione, né tantomeno pesatura del pescato che non passasse dalle mani di Muto. E Franco Muto non ha mai smesso essere l’apice di quell’organizzazione mafiosa, potente e articolata, che non si è fermata difronte a nulla.