Il caso giudiziario di un imprenditore scaleoto accusato di ricettazione nella sua autorimessa. Nel 2007 la polizia gli sequestrò merce di dubbia provenienza. Solo l’inizio di un inter giudiziario durato 10 anni.
SCALEA – Sono serviti dieci anni ad un imprenditore di Scalea per ottenere una sentenza di assoluzione dall’accusa del reato di ricettazione.
Sono i tempi della giustizia italiana alla quale contribuiscono anche gli spiragli e gli appigli forniti dalla legge italiana. Cavilli legali, li chiamano.
Il risultato è stato ottenuto nei giorni scorsi nelle aule del tribunale di Paola. I fatti risalgono al 2007 e riguardano l’attività dell’uomo, un imprenditore piuttosto conosciuto in zona per operare nel settore automobilistico. Gestisce infatti a a Scalea un capannone che funge da autorimessa, soccorso stradale, custodia giudiziaria e officina riparazioni dei veicoli.
Nel 2007 il sequestro e le accuse
Nella struttura, gli agenti della polizia stradale di Scalea e di Cosenza, al termine di un’articolata indagine, trovano alcune vetture, un grosso quantitativo di ricambi auto e alcuni motori considerati dagli investigatori di provenienza sospetta.Il materiale viene tutto sequestrato, ma già nella fase preliminare il difensore dell’uomo, l’avvocato Francesco Liserre, riesce ad ottenerne il dissequestro dimostrando la lecita provenienza della merce. Tuttavia l’imprenditore viene ugualmente rinviato a giudizio per un processo che è durato circa 10 anni e nel corso del quale non sono state prodotte prove “al di là di ogni ragionevole dubbio, a carico dell’imputato”.
Il PM aveva chiesto la condanna dell’uomo alla pena di un anno e mezzo di reclusione. Il giudice, invece, ha assolto l’imprenditore di Scalea perché il fatto non sussiste.