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Paola, la ferrovia muore di morte naturale

Lo snodo ferroviario di Paola sempre più verso il ridimensionamento a vantaggio di Reggio Calabria. I lavoratori pensionati non sono stati sostituiti e i numeri per rimanere aperti vengono a mancare. Venerdì prossimo consiglio comunale aperto.


PAOLA – Morirà di “morte naturale” l’importante snodo ferroviario di Paola?

Si stanno cerando le condizioni per passare da Impianto di manutenzione corrente (Imc) a semplice presidio di manutenzione.

Tace il mondo politico. In particolare quello regionale, mentre quello locale prova a fare quadrato sulle problematiche che si stanno presentando giorno dopo giorno. Si terrà venerdì 13 ottobre un consiglio comunale aperto sulle problematiche sul tappeto. L’idea sarebbe quello di farlo direttamente in stazione, ma difficilmente si avrà l’ok di Trenitalia.

In ogni caso, ci si sarebbe aspettato un intervento dal vice ministro alle Infrastrutture Vincenzo Nencini al quale, nei mesi scorsi, è stata esposta la questione. Ma così non è stato. E ora si cerca di difendere la struttura ferroviaria che tanto lavoro ha dato alle famiglie creando un indotto non di secondo piano nel settore economico e sociale.

Stazione Fs di Paola

I motivi del ridimensionamento

Ma cosa sta accadendo? La iattura adesso sono i pensionamenti. Un tecnico della manutenzione ha terminato il servizio e altri due sono prossimi a raggiungere l’età pensionabile. Competenze che quindi sono andate perse e che si perderanno con i mesi a venire perché nessuno nel frattempo è stato abilitato a questi lavori.

Pian piano sembra che tutto sia destinato a trasferirsi a Reggio Calabria. I motivi? L’esiguità di maestranze abilitate e la “necessità”, di conseguenza, di trasferire il lavoro su altri impianti.

In poche parole, si stanno creando le condizioni del ridimensionamento. Gli ostacoli sono stati aggirati dal tempo, passato senza alcuna iniziativa. Le condizioni per chiudere definitivamente ci sono tutte. Senza tecnici e lavoratori non si va avanti. Man mano si raggiungono quei limiti di età senza rimpiazzi nel settore e i pochi che poi rimarranno potrebbero quindi essere allocati altrove.

Un piano che si potrebbe concretizzare nel giro di un anno. Alternative? Se il nuovo direttore di Trenitalia Calabria, Domenico Scida, cambierà strategia ritenendo Paola importante nel reticolo manutentivo calabrese, allora qualcosa cambierà. Altrimenti occorrerà smuovere i piani alti della politica e illustrare loro la iattura di una chiusura che sarebbe non soltanto dannosa alla città, ma anche agli utenti.

L’indotto totale dello sondo ferroviario di Paola è di circa 80 posti di lavoro comprensivo anche del personale in esercizio.

Il nodo è anche sindacale

Il problema è anche di natura sindacale. I “locali” che cercano di frenare lo scippo e i regionali che non sostengono. La Cgil sembra essersi lavata le mani della questione. Rimangono la Uil e la Cisl a livello locale e provinciale, oltre che la Usb regionale che ha condotto in solitaria molte battaglie.

Adesso comunque è necessaria l’azione. Non solo sollevando la problematica a livello locale, ma portandola ai piani alti regionali e nazionali. Non sono serviti gli incontri in regione e i tentativi (apprezzabili) di chiedere un intervento risolutore al vice ministro. In molti hanno fatto orecchie da mercante.


About Francesco Maria Storino

Attualmente collaboratore della Gazzetta del Sud ha lavorato per La Provincia, Comunità 2000, Edizioni master, Il Quotidiano della Calabria e Corriere dello Sport. Cura particolarmente la cronaca giudiziaria.

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