Riflessione su tre mali della Calabria che iniziano per M nel nuovo numero della rubrica Dio nella città di Roberto Oliva.
DIO NELLA CITTA’ – NUMERO 15, venerdì 10 novembre 2017 – Il cammino che il nostro Mezzogiorno – la Calabria in particolare – vive è sempre carico di ostacoli che talora appaiono così insormontabili da lasciarci nello scoraggiamento.
Facciamo presto a dire – senza sbagliarci – che il cancro della Calabria è la Mafia ormai radicata sotto il nome di ‘ndrangheta, ramificata ovunque attraverso un sofisticato apparato imprenditoriale e politico.
Ma nella nostra regione incombe in maniera molto subdola l’ombra della Massoneria: l’altro volto della mafia che senza macchiarsi di delitti o evidenti reati, costruisce una fitta rete di relazioni e traffici sinistri che sono in grado di gestire realtà sociali e imprenditoriali oltre che manipolare scelte importanti per la vita istituzionale e politica.
Questi due tentacoli ormai hanno intaccato il tessuto economico, sociale e politico della Calabria al punto da generare una mentalità clientelare che sfocia nella cultura del Menefreghismo.
La terza M
Mafia e massoneria generano Menefreghismo!
È il menefreghismo la declinazione pratica e infelice della mafia e della massoneria: che hanno generato all’interno della cultura calabrese una mentalità della sudditanza dove non vale più la pena costruire il bene comune. La parola più usata e abusata è “ormai”.
Gran parte del tessuto sociale calabrese è imbevuto dalla logica del menefreghismo che cela scoraggiamento e senso di impotenza. Lo Stato è il rivale assente e la giustizia sociale un miraggio lontano. Il menefreghismo è la scorciatoia più comoda per chi è stanco di lottare ancora e si è convinto che cedere al più forte (e solitamente corrotto) sia la soluzione migliore.
Lavorare, educare e collaborare in Calabria significa innanzitutto combattere la cultura del menefreghismo: tutto ciò che riguarda tutti mi sta a cuore, altro che!