Riflessione di Raffaele Papa di Italia del Meridione Cosenza. “Se tutto funzionasse a dovere, alcune regioni rinuncerebbero a 300 milioni di euro ogni anno”.
TORTORA – “Dal 2010 il sistema sanitario regionale calabrese è gestito direttamente dal governo centrale, per effetto del commissariamento voluto ed attuato dal Consiglio dei ministri dell’epoca e continuato da quelli successivi”.
Lo sostiene in un comunicato stampa Raffaele Papa, coordinatore provinciale di Cosenza di Italia del Meridione.
“Ma in nove anni – prosegue – la situazione non è migliorata, anzi, sicuramente peggiorata sia per quanto riguarda l’assistenza e cura per aver chiuso diversi plessi ospedalieri, e sia per la sempre più crescente mobilitazione sanitaria passiva che attualmente costa ai calabresi oltre 300 milioni di euro all’anno.
Questo significa che gran parte dei nostri conterranei si fa curare in altre regioni ed in particolare nella Lombardia cui sono dirottate le maggiori risorse.
Tutto ciò perché nonostante la presenza nelle nostre strutture di eccellenti professionisti, l’organizzazione lascia molto a desiderare ed è spesso inadeguata strumentalmente suscitando preoccupazione e scarsa fiducia.
Da considerare ancora, che la spesa sanitaria calabrese assorbe circa il 70 percento delle entrate, per cui solo il 30 percento rimane da utilizzare per fornire tutti gli altri servizi alla collettività.
Da qui chiaramente scaturiscono ulteriori e varie problematiche che impediscono alla Calabria di essere e diventare una regione normale che assicuri servizi qualificati ed efficienti anche in altri settori.
Ma qui bisogna essere oggettivi, veri, crudi e reali perché risulta evidente che questi mali sono la conseguenza di una classe politica che almeno negli ultimi venti anni non è stata capace di programmare alcunché, né di esprimere progettualità e visione oltre la mera gestione del potere troppo spesso clientelare ed asservita ai comandi centralistici romani e delle grandi forze politiche nazionali, anche loro folgorate da enormi interessi di finanza e banche.
Ora però, alcune domande sorgono spontanee. Perché dopo una pluriennale gestione governativa, che ha escluso dalla stessa quasi completamente l’ente regione, la sanità calabrese non migliora?
È possibile che alcuni abbiano interesse a che tutto rimanga allo stato attuale o che peggiori sempre più?
Di certo, se tutto funzionasse a dovere, alcune regioni ad iniziare dalla Lombardia, dovrebbero rinunciare a 300 milioni di euro ogni anno e se a questo si aggiunge tutto l’indotto che i tanti viaggi della speranza producono, possiamo renderci conto dell’enorme mole di denaro che, di anno in anno, da sud si trasferisce al nord.
Basta tutto questo a comprendere che la mala sanità calabrese non è un male per tutti?
Fino ad ora nessun governo ha voluto eliminate questo ingiusto, continuo e crescente impoverimento dei nostri territori.
Credete che il Governo l’attuale possa invertire la tendenza?
Dopo i tanti annunci, più passa il tempo e più si fa strada lo scetticismo, ed aumenta anche l’emigrazione sanitaria passiva e la relativa spesa che per il 2018 viene stimata in 320 milioni di euro.
Occorre pertanto assumere la consapevolezza che se ogni calabrese non si fa carico di tali problematiche senza confidare nel messia di turno, che nasconde ben altre ambizioni ed obiettivi, continueremo ad essere la palla al piede sfruttata ed anche maltrattata.
Non facciamoci illudere, prima noi e i nostri territori, poi tutto il resto”.