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Gelata 2017, 90% dei cedricoltori rischia nessun indennizzo

L’appello del presidente del Consorzio Cedro di Calabria: servono interventi legislativi che colgano la particolarità della cedricoltura.

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SANTA MARIA DEL CEDRO – I cedricoltori colpiti dalla gelata di due anni fa rischiano di non ricevere alcun risarcimento.

“C’è il rischio concreto – sostiene Angelo Adduci, presidente del Consorzio Cedro di Calabria – che oltre il 90 percento di essi rimanga fuori dall’indennizzo a compensazione dei danni provocati alle aziende agricole, cedricole della provincia di Cosenza a seguito della gelata del gennaio 2017”.

E questo, secondo i vertici del consorzio, perché il cedro non rientrerebbe nei parametri fissati per gli agrumi e i prodotti ortofrutticoli. Di conseguenza servono regole specifiche, che rispettino le caratteristiche di questa coltivazione legata alla struttura di tipo familiare.

“Un mese dopo la gelata – ricorda Adduci – c’è stata una mobilizzazione con forte presenza di coltivatori, sindaci e docenti dell’Università della Calabria. È stato prodotto un documento condiviso che richiedeva alle autorità competenti provvedimenti specifici per superare il trattamento del cedro come mero agrume e di identificare criteri non assimilabili al comparto puramente agrumicolo”.

Istanze che, nel tempo, sono state poi presentate in Europa così come al Ministero delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo. Non da ultimo, di recente, anche alla IX commissione del Senato (Agricoltura e Produzione agroalimentare).

“In questo contesto – ha detto Angelo Adduci, presidente del consorzio – i contadini stanno svolgendo egregiamente il loro lavoro. Ma, affinché quest’ultimo possa trasformarsi in azione efficace, è necessario, in maniera non più procrastinabile, una risposta forte, adeguata e concreta da parte del ministero e della Regione Calabria che tenga in considerazione la tutela, valorizzazione e il paesaggio rurale in maniera organica ed integrale”.

Secondo Adduci i tempi sarebbero maturi. Il Protocollo UE di Nagoya e la legge nazionale Disposizioni per la salvaguardia degli agrumeti caratteristici sono, unitamente, le corrette linee guida da seguire per la filiera istituzionale. Dall’Unione europea al governo italiano e fino alla Regione Calabria e agli enti del territorio.

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Cedro: segnali di ripresa

Il tutto, per meglio valorizzare i segnali di ripresa che si stanno registrando nel settore della coltivazione del cedro dopo la gelata del 2017 che aveva messo in ginocchio la produzione.

C’è da aspettarsi risultati soddisfacenti per il raccolto del prossimo anno, dopo che i coltivatori sono riusciti a rilanciare le cedriere seppur con grandi sforzi. Ma, ora, servono interventi di tutela da parte degli organi competenti.

“L’urgenza di agire per la conservazione di questo patrimonio – ancora Adduci – nasce dalla consapevolezza del suo carattere multifunzionale, che supera la dimensione economica, pur di eccezionale rilevanza, che fa riferimento al valore estetico e di identità territoriale.

Quando si parla di cedricoltura – prosegue – non si può ragionare in termini di ettari, ma di piante. Nello specifico di massimo 2000 piante. Con questi numeri, negli Anni Settanta, si producevano 120 mila quintali di cedro.

È proprio su questi parametri che gli atti legislativi dovranno essere orientati per valorizzare e sviluppare la cedricoltura.

Nello specifico, si è fatta, più volte, esplicita istanza presso le sedi competenti, allo scopo di superare queste criticità, di aprire un tavolo tecnico per affrontare e determinare i parametri specifici idonei al comparto cedricolo, sia per rivedere i parametri minimi di ammissibilità alle varie misure per le singole aziende operanti nell’ambito di tale filiera che di intervenire sui i costi d’impianto, che non possono essere assimilati a quelli degli agrumeti classici e, quindi, dipendere dal prezziario agricoltura vigente”.


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