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Golfo di Policastro, una proposta per il distretto turistico

Imprenditori al lavoro per risvegliare il settore turistico di una vasta area fermo da anni. Ecco obbiettivi e benefici per i futuri aderenti.

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PRAIA A MARE – “Il valore di un’idea sta nel metterla in pratica”.

La massima di Thomas Alva Edison è presa in prestito da un gruppo di imprenditori turistici dell’area calabro-lucana-campana che sta lavorando a mettere in pratica, appunto, uno strumento per ora solo sulla carta.

Ovvero, il Distretto turistico Golfo di Policastro. Istituito dal Ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo con decreto del 17 dicembre 2013, comprende attualmente solo alcuni comuni della Campania.

Geograficamente, però, l’area di riferimento è molto più vasta e include anche altri comuni campani, della Basilicata e della Calabria.

Distretto turistico Golfo di Policastro: parliamone

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Golfo di Policastro (foto: Cilentolandia.com)

Parliamone”. Questo l’invito dei promotori della raccolta di manifestazioni di interesse alla sottoscrizione del protocollo d’intesa che sarà redatto per l’adesione al progetto interregionale.

L’iniziativa in fase di sviluppo proprio in questo periodo è promossa da alcuni imprenditori dell’area geografica interessata, coordinati da Antonio Mandarano, imprenditore calabrese nel settore della carta e interessato a investire nel turismo.

È rivolta a enti comunali oltre che alle imprese turistiche del comprensorio, agli enti locali, alle associazioni di categoria e alle organizzazioni sindacali.

“Questo fantastico territorio – spiegano i promotori – ha bisogno di investimenti pubblici e privati per rinascere. Gli enti pubblici devono creare i presupposti per attrarre investimenti da parte dei privati.

Potrebbe essere l’idea vincente per l’intera area. Il riferimento concreto è il Distretto turistico interregionale Etruria Meridionale, che interessa Umbria, Toscana e Lazio.

Il distretto consentirebbe di innovare il settore turistico, fermo da anni. Si opererebbe un capovolgimento nel sistema di programmazione, che non partirebbe più dalle istituzioni pubbliche ma dalle imprese associate.

Queste, hanno la necessità e l’interesse ad aggregarsi, costruendo finalmente un quadro omogeneo dell’accoglienza turistica che sappia fare massa critica nei confronti dei grandi tour operators nazionali e internazionali”.

Distretto turistico: a cosa serve? Come funziona?

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(foto: Google Earth)

Questi – nelle intenzioni dei promotori – gli obbiettivi da perseguire attraverso questo strumento:

  • Riqualificare e rilanciare l’offerta turistica a livello nazionale e internazionale
  • Accrescere lo sviluppo delle aree e dei settori del distretto
  • Migliorare l’efficienza nell’organizzazione e nella produzione dei servizi
  • Assicurare garanzie e certezze giuridiche alle imprese che vi operano
  • Intercettare le opportunità di incentivi finanziari agli investimenti
  • Maggiore accesso al credito
  • Semplificazione e celerità nei rapporti con le pubbliche amministrazioni.

Ecco, inoltre, alcuni vantaggi che deriverebbero alle imprese coinvolte nel distretto.

Ad esse si applicherebbero le disposizioni agevolative in materia amministrativa, finanziaria, per la ricerca e lo sviluppo. Anche se non costituite in rete, si applicherebbero comunque, su richiesta, le disposizioni agevolative in materia fiscale.

Inoltre, i distretti costituiscono “Zone a burocrazia zero” ai sensi dell’articolo 37-bis del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221. Restano esclusi dalle misure di semplificazione le autorizzazioni e gli altri atti di assenso comunque denominati prescritti dal codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42.

Nei distretti sono attivati sportelli unici di coordinamento delle attività delle Agenzie fiscali e dell’Inps. Presso tali sportelli le imprese del distretto intrattengono rapporti per la risoluzione di qualunque questione di competenza propria di tali enti.

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