LOSCRIVITÙ ||| Se il Coronavirus non insegna l’importanza della salute allora non c’è speranza. Con le polemiche tra Paola e Cetraro l’Alto Tirreno cosentino perde speranza e guarda sempre più a “Nord”.


DI RAFFAELE PAPA*
TORTORA – Non illudetevi, non illudiamoci, o si riapre adesso o mai più.
Del resto se in questo particolarissimo periodo storico e con una situazione di straordinaria emergenza sanitaria non ci si accorge della necessità e bisogno di un presidio sanitario in una zona vasta e abitata come l’Alto Tirreno cosentino, scordiamoci che possa avvenire quando tutto sarà passato.
Chi sostiene il contrario è chiaramente interessato ad altro, non a questo territorio e gli ospedali di Cetraro e Paola sono sicuramente importati, ma quello di Praia a Mare non è da meno.
In queste settimane, in cui non si parla d’altro se non di sanità e di come eventualmente attivare soccorsi e cure in caso di impellenti necessità in seguito al contagio del Coranavirus, si è persa di vista, forzatamente, l’assistenza ordinaria che è passata in secondo piano accentuando i disagi di tanti che vivono in condizioni precarie di salute.
Ma in questi giorni è venuta ancora fuori ed in modo quasi virulento, non dico la diatriba, ma sicuramente la discussione tra gli ospedali di Cetraro e Paola.
Certo non è la prima volta, non sarà l’ultima e nel bel mezzo di questa continua incertezza tra le prestazioni dell’uno e dell’altro nosocomio chi continua a perdere le speranza è la popolazione del nord Calabria altotirrenico, sempre più spinta verso le sponde lucane, Lauria e Lagonegro in primis, ma anche Sapri in Campania.
Certo, meno male che ci sono, ma il disagio che si continua a vivere per andare fuori regione e l’incertezza in caso di urgente ed improvvisa necessità si fa sempre più pressante.
Quella dello spoke Paola-Cetraro è una storia infinita che secondo alcuni è uno scontro politico tra forze diverse, prima che altro, ma pur non entrandovi nel merito ritengo sia importante fare chiarezza considerato che oltre la localizzazione c’è un servizio pubblico essenziale che al momento riguarda l’intera fascia tirrenica.
Bene fanno gli amici ed amministratori delle due cittadine a pretendere funzionalità ed efficienza, ma se quella è storia infinta, la questione di Praia a Mare non può e non deve assolutamente considerarsi conclusa.
Sotto ciò che ormai è considerato l’ex ospedale di Praia a Mare, ci sono carboni che aspettano solo di essere accesi e questo ritengo sia il momento opportuno per riprendere una lotta mai definitivamente abbandonata, seppur osteggiata dal potere politico regionale e nazionale, ma anche da altri e consistenti interessi.
La forza della politica spesso deviata ha avuto gioco facile, anche sostenuta e condizionata da ben altri obiettivi non certo comuni alle richieste incessanti di cittadini, quasi sempre abbandonati a se stessi e ad un destino nefasto che li ha visti soccombere.
Fino ad ora nulla ha potuto infrangere tutto ciò, nemmeno le sentenze della magistratura che hanno sancito a chiare lettere che l’ospedale di Praia Mare si deve riaprire.
Personalmente, visti i precedenti e conoscendo un pò ciò che gira attorno, non penso in tutta franchezza che ci sarà qualcuno che penserà ai nostri territori, tranne che noi stessi e tutti insieme.
Credo sia necessaria, più che mai, una lotta di tutte le comunità con i primi cittadini in prima fila fuori da ogni appartenenza politica di parte.
Io ci sono, insieme a tanti altri, partiamo subito, il tempo delle attese e degli annunci è ormai finito.
*Consigliere comunale Tortora