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Praia a Mare, Lidi: “Regole certe o protesta in municipio”

Imprenditori balneari temono che il sindaco Praticò cambi le carte in tavola in corso d’opera e contestano alcune disposizioni per il montaggio.


PRAIA A MARE – Regole certe da qui alla fine dell’estate o la protesta è dietro l’angolo. Oppure, nella peggiore delle ipotesi, salta tutto.

Questa mattina siamo stati invitati a Praia a Mare da alcuni imprenditori balneari, alle prese in queste ore con il montaggio delle loro strutture e con un presente fatto di incertezze.

Qualcuno ci prova a buttarla sul ridere, ma l’umore è sotto i tacchi. Una decina di loro ci ha dato appuntamento a Capo da Rena, Località Fiuzzi, di fronte all’Isola Dino. Un gioiello incastonato tra le colline e la spiaggia grigia. Incorniciato dal blu del Tirreno.

Insomma, il consueto spettacolo offerto da uno dei lembi più affascinanti della Calabria, baciato dalla fortuna concessa dalla natura, eppure mai decollato dal punto di vista turistico come meriterebbe.

Basti pensare solo che il simbolo stesso della località della Riviera dei Cedri, l’isola, è impraticabile da decenni.

Da tempo qui, come ovunque del resto, si discute delle difficoltà a lavorare in era Covid-19. Come se non bastasse – dicono gli imprenditori – ci si mette anche il sindaco.

Non è un mistero, infatti, che da qualche giorno Antonio Praticò ha dato il via libera all’allestimento delle strutture, ma con indicazioni sulle modalità che si fatica a digerire. (ne abbiamo scritto qui)

Ma questa è una goccia, bella grossa, che colma una giara che trabocca senza sosta.

Regole certe da qui alla fine della stagione

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Se dovessimo indicare la nostra principale preoccupazione, in questo momento – mi raccontano gli imprenditori balneari –, è l’incertezza su come operare. E non tanto per le misure emanate dal governo.

La loro principale fonte di disorientamenti è infatti il primo cittadino di Praia a Mare che li ha ormai abituati al regime delle ordinanze, delle regole stringenti, del puntiglio normativo che a volte sembra sfuggire la logica.

“Metti che montiamo i lidi – mi dice uno di loro – e poi a luglio se ne esce con un’ordinanza che modifica il distanziamento degli ombrelloni, che dovremmo fare: cacciare i clienti per smontare e rimontare”?

Le regole per la riapertura le ha dettate il Governo, recependo le linee guida della conferenza delle regioni e delle province autonome. Regioni che, a loro volta, hanno potere di ordinare pedissequamente in linea con il governo o in maniera più stringente.

A Praia a Mare, però, si teme che il sindaco possa aggiungere ulteriori restrizioni e Praticò – questo il loro pensiero – ha già ampiamente dato prova di preferire la prudenza oltre ogni altra cosa.

Lo si è visto con i blocchi stradali, con la chiusura del Lungomare Sirimarco ancora in vigore o con lo stop all’allestimento dei lidi a dispetto del via libera regionale.

L’ultima dimostrazione l’ha fornita con le già citate regole per il montaggio delle strutture balneari, calate ad hoc sulla realtà praiese e che – fino a prova contraria – non trovano corrispondenza in altre località.

Quindi, l’esigenza è: ci dica come operare da qui alla fine dell’estate, ci metta concretamente in condizioni di lavorare e ci garantisca che – salvo catastrofi che nessuno si augura – non vengano cambiate le carte in tavola.

In assenza di risposte scatterà la protesta

Oppure scenderemo per strada: imprenditori, lavoratori, fornitori. L’indotto economico intero sarà invitato a portare la protesta in piazza Municipio, in maniera pacifica ma ferma – mi hanno detto gli imprenditori incontrati stamattina.

Questa è l’intenzione e già ieri, venerdì 23 maggio 2020, gli animi hanno iniziato a scaldarsi. I balneari si sono recati in comune per chiedere udienza a Praticò, ma senza ottenerla.

Va precisato che in questi giorni non sono mancate le riunioni in municipio a scopo di mediazione e che hanno riguardato tanto gli imprenditori quanto i sindacati.

Ma l’ultimo rifiuto per un supplemento di confronto non è stato digerito e si è tentata anche la mediazione con le forze dell’ordine, seppur infruttuosamente.

“Questa situazione – mi ha detto uno dei balneari – è assurda, unica nel territorio ma credo anche in tutta Italia. Dovrebbe stare sui media nazionali per quanto ingiusta”.

 

Le regole per il montaggio dei lidi: alcune sono incomprensibili

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Le stesse regole per l’allestimento delle strutture balneari comunicate agli imprenditori tramite un documento dell’Area tecnica del Comune di Praia a Mare agitano gli animi degli imprenditori balneari.

Alcune di esse sono state accettate di buon grado, come la previsione della assoluta regolarità generale delle ditte e dei lavoratori impiegate per il montaggio. Sulla loro osservanza vigilano la polizia locale e la guardia costiera, che oggi erano infatti presenti in alcune concessioni.

Pur con malumore per via del tempo perso e da recuperare, passi anche quella della limitazione oraria delle attività, dicono.

Altre regole però, proprio non vanno giù. Ad esempio, il divieto di utilizzare mezzi meccanici sull’arenile unito a quello di modificarne la conformazione pone un problema di non poco conto.

“Se non posso livellare in alcun modo la spiaggia – si sfoga un imprenditore – è impossibile installare in maniera corretta ombrelloni, zone d’ombra e servizi”.

“Per non parlare delle passerelle – aggiunge un altro –. Devono essere ben livellate per evitare che qualcuno inciampi e si faccia male. Come arrivano in spiaggia le famiglie, soprattutto quelle con passeggino? O, ancora peggio, come accede alla spiaggia un diversamente abile?

Ma soprattutto – continua l’imprenditore praiese –: cosa c’entrano i mezzi meccanici con l’emergenza Covid-19? Se queste misure sono state pensate per contenere il contagio, che senso ha infilarci dentro una limitazione che ha l’unico effetto di rendere impossibile il nostro lavoro?”

L’unico mezzo meccanico consentito sull’arenile è il Nettaspiaggia, una sorta di ruspa dotata di un dispositivo che raccoglie le pietre in superficie, lasciando solo la sabbia che ne viene fuori ben pulita.

“Ci ha obbligato a pulire a mano le spiagge dai rifiuti portati dalle mareggiate, senza l’ausilio di mezzi meccanici – spiega un altro concessionario –. Ma come si fa a togliere tronchi di diversi metri che si sono insabbiati?

Possiamo pulire la parte superficiale – ha aggiunto –, ma come facciamo con i materiali insabbiati anche mezzo metro, come ferri arrugginiti o cocci di vetro? In questo modo la spiaggia non è sicura né per chi ci lavora né per gli ospiti”.

 

Valore delle disposizioni e ruolo dei sindacati

Gli imprenditori sono inoltre pervasi da un dubbio. Non sono certi che il documento – una comunicazione di un ufficio comunale – abbia potere vincolante, a differenza di un’ordinanza sindacale e comunque in presenza di atti regionali.

Pane – questo – per i denti di avvocati esperti in materia di diritto amministrativo. Ma la volontà comune degli imprenditori è di non arrivare a tanto, di non infilarsi nelle strettoie dei ricorsi nelle aule dei tribunali.

“Quello che si vuole – ribadiscono – è lavorare. Lavorare noi, i nostri dipendenti, i fornitori e tutto l’indotto economico che ruota attorno al nostro settore”. A conti fatti, una delle fette più grosse della torta dell’economia locale.

“Vogliamo – aggiungono – che i sindacati, tutti quelli che ci rappresentano, intervengano per mediare e per stabilire con il comune dei punti di fermi per permetterci di affrontare la stagione”.

 

Il sentimento comune è lo scoraggiamento

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A sentire i loro racconti, per chi vive di spiaggia a Praia a Mare, ogni giorno c’è qualche boccone amaro da mandare giù.

E pare che sia così ormai da qualche anno, grazie a decisioni che “ci hanno portato indietro di 20 anni”, dice un balneare che si è aggiunto al gruppo solo in un secondo momento.

“Ho finito adesso – racconta – il controllo incrociato di vigili e guardacoste”.

“Solo per stare dietro ai controlli – prova l’ironia un altro – dovremmo assumere un’altra persona” e mentre parliamo un vigile scende verso mare a scattare foto alla spiaggia.

L’umore è da gettare la spugna. C’è addirittura chi suggerisce che forse è meglio pagare le concessioni, ma restare chiusi.

Il più emozionale di loro dice una cosa tipo: “Il periodo del montaggio è sempre stato un momento duro ma piacevole”, forse pensando anche ai frutti da raccogliere dopo la fatica. “Era il momento in cui ci si ritrovava – riparte –, e nelle pause erano panini e birrette, pizzette e coca cola.

Ora – conclude – devi pure stare attento a non fermarti nella concessione oltre l’orario e un amico non può neanche passare a darti l’in bocca al lupo”.

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About Andrea Polizzo

Giornalista professionista dal 2010 e blogger. Sin dal 2005 matura esperienze con testate regionali di carta stampata, on-line e televisive. Attualmente collabora con il mensile d'inchiesta ambientale Terre di Frontiera e con il network VicenzaPiù. Ideatore di blogtortora.it, caporedattore e coordinatore di www.infopinione.it.

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