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Praia a Mare, balneazione: “Intervenga la Regione Calabria”

LOSCRIVITÙ ||| La soluzione all’inquinamento del mare praiese passa dal superamento dell’incapacità dell’amministrazione comunale, dice Antonio Mandarano.


DI ANTONIO MANDARANO*

PRAIA A MARE – Quello dell’inquinamento delle acque di balneazione del litorale di Praia a Mare è un annoso problema.

La notizia di qualche giorno fa, comunicata dall’Arpacal, inerente l’ennesimo sforamento dei limiti massimi consentiti dalla normativa vigente, è a dir poco allarmante.

Il tratto di mare interessato, denominato 50 MT SX Canale Fiumarella, è in corrispondenza del centro urbano del nostro comune e si estende per ben 777 metri.

Per maggiore comprensione di chi legge, si tratta del tratto di costa in corrispondenza del Viale della Libertà, che va da piazza Italia a piazza della Resistenza.

L’acqua di balneazione in questione è sottoposta a divieto dalla stagione balneare 2016, perché è stata classificate “scarsa” dai provvedimenti regionali che si sono susseguiti negli ultimi cinque anni.

La legge in materia impone che venga disposto il divieto permanente, se le acque di balneazione sono classificate di qualità scarsa per cinque anni consecutivi.

Pertanto, con tutta probabilità la classificazione verrà confermata anche per la prossima stagione 2021, determinando conseguentemente la disposizione del divieto permanente!

Alcuni anni fa, fui il primo a sollevare la questione su giornali, emittenti locali, quotidiani online come coordinatore del Movimento politico l’Alternativa.

Ora lo faccio da cittadino libero e pensante, avendo deciso di rinunciare definitivamente alla mia attività politica a servizio della collettività.

Mentre l’amministrazione comunale di allora, che sostanzialmente è la stessa di oggi, cercava di tenere sotto silenzio la questione, con la complicità dell’opposizione, io denunciavo pubblicamente la gravità della situazione, al fine di sensibilizzare le istituzioni locali a intervenire per cercare di porre rimedio.

Negli anni ho presentato varie segnalazioni alla guardia costiera di Maratea e alla Procura della Repubblica di Paola, senza che le stesse sortissero l’effetto sperato.

Ma è mai possibile che nel 2020, dopo le innumerevoli conquiste fatte dall’uomo, nell’era della digitalizzazione, della quarta rivoluzione industriale, un canale di poche centinaia di metri possa tenere sotto scacco un’intera comunità che vive essenzialmente di turismo balneare?

Credo, francamente, di no!

Il Comune di Praia a Mare si è mosso in ritardo, con superficialità, ha impegnato delle somme nel 2016 e nel 2017, circa 170 mila euro, ha commissionato dei lavori lungo il canale senza che gli stessi portassero ad una riduzione delle quantità di batteri fecali presenti nelle acque del litorale praiese.

Anzi, il problema si è aggravato, visto che l’Arpacal ha riscontrato tracce evidenti di inquinamento anche nel tratto di costa a destra della foce, che si estende per 408 metri verso Nord, non interessato nelle analisi precedenti ai lavori. Soldi dei contribuenti spesi per nulla!

A mio avviso, occorre un intervento radicale. Bisogna demolire la parte superiore del canale, dal tracciato ferroviario fino al lungomare. Se necessario, demolire anche aree scoperte e parti di abitazioni private, presenti lungo il corso della Fiumarella, in modo da ispezionare gli scarichi fognari ed eventuali pozzi neri delle abitazioni civili.

Senza tralasciare la rete fognaria comunale che tante criticità ha palesato negli anni proprio in prossimità di piazza Italia e del Lungomare Sirimarco.

La normativa vigente stabilisce che le azioni volte alla rimozione delle cause di inquinamento e al miglioramento delle acque di balneazione sono di competenza della Regione Calabria (d.lgs. n.116/2008, art. 4, comma 1, lett. g).

E ancora, la Regione deve assicurare l’individuazione delle cause e delle ragioni del mancato raggiungimento dello status qualitativo “sufficiente” e deve porre in essere adeguate misure per impedire, ridurre o eliminare le cause di inquinamento (d.lgs. n.116/2008, art. 8, comma 4).

Pertanto, vista l’evidente incapacità dell’amministrazione comunale, invito gli operatori turistici a uscire dal loro guscio, a non nascondere la polvere sotto il tappeto e a farsi carico della risoluzione del problema presso la Regione Calabria, la quale deve intervenire senza indugio alcuno, mettendo a disposizione risorse, uomini e mezzi necessari per come previsto dalla legge.

*cittadino di Praia a Mare

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