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Cedro di Santa Maria, tra ritardi e tentativi di speculazione

Il presidente del consorzio Adduci fornisce solo alcun risposte. Servirebbe maggiore trasparenza su un ente sovvenzionato con soldi pubblici.

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Giù le mani dal Consorzio del Cedro di Calabria”.

Angelo Adduci, il presidente dell’organo di sviluppo e promozione del noto agrume, si è fatto attendere e, dopo una decina di giorni, ha replicato al “fuoco amico” aperto sul suo ruolo.

Lo ha fatto pubblicando un testo copioso su Facebook, difendendo a spada tratta il suo operato e il consorzio stesso dalle mire di coloro che – a detta del presidente – vorrebbero prenderne il controllo.

Si tratta di un gruppo di soci del consorzio stesso che ha scritto ai vertici della Regione Calabria per denunciare irregolarità perpetrate proprio da Adduci restando però nell’anonimato lato stampa. (Ne avevamo parlato qui)

Per leggere integralmente l’appassionata autodifesa dell’attuale presidente del Consorzio del Cedro di Calabria, vi rimandiamo al post che lo stesso ha pubblicato su Facebook.

Qui, ci limiteremo a riportare alcune circostanze, o quesiti, che crediamo siano di interesse pubblico dal momento che è in atto l’ennesima guerra locale per il controllo di un ente sovvenzionato con fondi pubblici.

Angelo Adduci (foto: Telediamante)

Ci sono alcune accuse dalle quali Adduci non si difende

Di sicuro, l’attuale presidente nulla ha detto su alcune denunce sollevate dagli “ignoti” soci accusatori. Eccole:

  • lo stato dei conti del consorzio.
  • presunti debiti
  • ritardi nei pagamenti
  • “svendita” di alcuni macchinari
  • assenza di organi di controllo e di bilanciamento del suo potere in seno all’ente
  • condizioni igienico-sanitarie della Cittadella del Cedro. 

Chi ha attaccato Angelo Adduci? 

Come detto, pur non sapendo i loro nomi, si tratta di soci del consorzio stesso. L’attuale presidente, nella sua reazione social, li chiama “gruppo di potere”, “cartello di imprese” e “anonimi noti”.

Il Consorzio sarà pure dei coltivatori, ma le annuali sovvenzioni per “farlo funzionare” sono pubbliche, sono soldi dei contribuenti, e tutti meriterebbero un po’ di trasparenza in più.

Una chiarezza che, probabilmente, dovrebbe svelare presunte cattive gestioni, ma anche eventuali conflitti di interesse tra le legittime aspirazioni imprenditoriali sui volumi di affari di questa nicchia di mercato e la gestione di soldi pubblici.

Cosa c’entra il Consorzio di Bonifica integrale dei bacini del Tirreno cosentino, ovvero l’ex Valle Lao?

C’entra perché ha ingiunto a quello del cedro la restituzione della Cittadella del Cedro, sede della defunta Tuvcat e centro di stoccaggio del prodotto.

Anche qui entrambe le parti preferiscono soltanto “alludere” invece che rendere conto in maniera trasparente, ad esempio, sul perché questo avviene. 

Gli accusatori si limitano a dire che è colpa di Adduci. Quest’ultimo a rispondere che “qualcuno ha forse intenzione di usare per altri fini e scopi, magari utili a sanare i bilanci (dell’ex Valle Lao? ndr), quelli sì in forte sofferenza”. 

Adduci poi si spinge fino ad affermare che si tratterebbe di una mossa per agevolare presunti “faccendieri amici dei diffamatori”, lasciando intuire che mancando il potere di contrattazione accentrato, gli acquirenti potrebbero tornare a speculare sul prezzo al quintale del cedro.

Di che cifre stiamo parlando?

Stando a quanto conferma lo stesso Adduci sulla base di dati stimati in suo possesso, per il settore dei cedricoltori stiamo parlando di una somma molto vicina ai 4 milioni di euro. Questa è ottenuta dall’attuale prezzo al quintale, fissato intorno ai 130 euro, e moltiplicato per i 30 mila quintali di raccolto stimato per questo anno.

Un prezzo più basso, dovuto alla mancanza di contrattazione centralizzata, ridurrebbe e di molto gli investimenti da sostenere da parte degli acquirenti.

E la promozione e la valorizzazione del Cedro? 

Su questo Adduci replica alle accuse dicendo sostanzialmente che alla prima si è lavorato eccome, mentre per la seconda c’è bisogno di tempo e ci siamo quasi.

Lato promozione ha rivendicato le attività svolte in ambito di marketing territoriale, con la produzione rivolta alla trasformazione locale, l’interesse di media nazionali ed europei, il consolidamento dei rapporti con la comunità ebraica sparsa in tutto il mondo, il sostengo dato alla nascita di nuove aziende cedricole da parte di giovani e i ristori per la gelata del 2017 che “saranno erogati a breve”.

E ancora un po’ di pazienza servirà per il riconoscimento del marchio. Angelo Adduci risponde agli attacchi affermando che il riconoscimento della Denominazione di origine protetta (Dop) è in ritardo, ma che è ormai prossima la presentazione di una nuova istanza al ministero, integrata da importanti studi scientifici.

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About Andrea Polizzo

Giornalista professionista dal 2010 e blogger. Sin dal 2005 matura esperienze con testate regionali di carta stampata, on-line e televisive. Attualmente collabora con il mensile d'inchiesta ambientale Terre di Frontiera e con il network VicenzaPiù. Ideatore di blogtortora.it, caporedattore e coordinatore di www.infopinione.it.

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