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Poliambulatorio Scalea, l’urlo disperato delle mamme

Con la chiusura della struttura di località Petrosa c’è ansia per capire cosa ne sarà del servizio riabilitativo di Neuropsichiatria infantile.

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All’interno di quella struttura c’è un mondo, il nostro mondo”.

Cresce la preoccupazione tra le mamme di bambini e ragazzi che usufruiscono dei servizi di Neuropsichiatria infantile al Poliambulatorio di Scalea.

La struttura dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza in località Petrosa è a rischio chiusura per problemi strutturali dell’edificio e la situazione ha messo in allarme molte famiglie.

Per loro, in particolare, da Tortora a Belvedere Marittimo, il centro è diventato un vero e proprio punto di riferimento.

Pur riconoscendo la necessità di intervenire con adeguamenti strutturali all’immobile, considerata la pericolosità di alcuni locali, le mamme temono seriamente che una volta decisa la chiusura, il poliambulatorio non verrà mai più ripristinato.

Ma a preoccuparle al punto da riunirsi in un comitato è la sorte dei loro figli. Le terapie riabilitative sono estremamente importanti.

Alcune di esse ci hanno contattato, ecco cosa ci hanno raccontato.

“Non tutti – hanno precisato a Infopinione – sanno che all’interno della sede Asp di Scalea c’è un ottimo centro di riabilitazione di Neuropsichiatra infantile, con bravi professionisti, psicologi, psichiatri, assistenti sociali, assistenti per la scuola, terapisti di logopedia.

Professionisti che, seppur tra mille difficoltà, lavorano duramente per aiutare i nostri figli. La struttura andrebbe potenziata e non chiusa.

È l’unico centro riabilitativo per bambini e ragazzi con difficoltà neuropsichiatriche presente sul nostro territorio. Non abbiamo alternative. Non ci sono nemmeno strutture private, né molti liberi professionisti ai quali rivolgersi seppur a pagamento.

Occorre trovare al più presto una soluzione – chiedono -. Le difficoltà a cui andiamo incontro sono tante e aumenteranno se sarà confermato il trasferimento a Fuscaldo.

Si tratta di una ipotesi – hanno aggiunto le mamme –, ma solo l’idea ci spaventa. Per tutti noi sarebbe un problema incastrare impegni dei ragazzi, scuola, terapia e altre attività educative.

Le conseguenze maggiori le subirebbero ovviamente i nostri figli, ma anche per noi genitori la situazione diventerebbe ancora più difficile di quello che è.

Chilometri in più da percorrere tutti i giorni con ripercussioni economiche, senza considerare lo stress a cui saremmo tutti sottoposti, e per noi famiglie di bambini e ragazzi con difficoltà non è cosa da poco.

C’è anche il rischio che qualcuno di noi possa cedere e abbandonare le terapie, arrecando un danno irrimediabile ai propri figli”.

Insomma, una situazione molto delicata che provoca un urlo che sale da alcune anime del territorio e che merita di essere ascoltato.

La questione è in discussione già da diversi mesi. Il sindaco di Scalea, Giacomo Perrotta, si è subito attivato per dialogare con l’Asp e trovare una soluzione al problema.

Il primo cittadino ha chiesto la collaborazione di tutte le forze politiche territoriali.


About Pierina Ferraguto

Giornalista pubblicista dal 2013. Laureata in Filosofia e scienze della comunicazione e della conoscenza all'Università della Calabria. Dal 2006 al 2008 lavora come stagista nella redazione di Legnano de Il Giorno. In Calabria lavora con testate regionali di carta stampata e televisive.

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