Per 12 mesi con lo stipendio dimezzato, il direttore dello Spoke tirrenico si difende dalle accuse e parla di “campagna mediatica di fango”.

Appena insediatosi in Viale degli Alimena il dirigente lucano si è trovato a eseguire l’ordinanza del Gip per il direttore dello Spoke Paola Cetraro.
Vincenzo Cesareo è stato sospeso dal servizio per un anno dall’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza.
Si tratta di uno dei primi atti ufficiali del nuovo commissario straordinario, Vincenzo La Regina, recentemente insediatosi in Viale degli Alimena.
Con la delibera di oggi, il manager sanitario lucano ha dunque recepito l’ordinanza del Gip di Paola di sospensione dall’attività nella cosa pubblica per il direttore dello Spoke Paola Cetraro.
Cesareo – lo ricordiamo – è indagato per peculato e altri reati nell’ambito di una operazione della Procura della Repubblica di Paola e dei carabinieri del Nucleo anti sofisticazioni di Cosenza.
Gli inquirenti avevano chiesto la misura cautelare del carcere, ma il giudice ha ritenuto che fosse sufficiente la sospensione dal lavoro per evitare la possibilità che le condotte ritenute delittuose potessero essere ripetute.
L’atto di La Regina consente al medico indagato di percepire la metà dello stipendio, da intendere come “assegno alimentare”, oltre a eventuali assegni famigliari e spettanze per anzianità, se previsti.
Il dirigente è accusato di aver utilizzato un’automobile aziendale, una Fiat Panda bianca griffata Asp Cosenza, per faccende personali.
Ovvero per fare spese e compere, per accompagnare parenti e congiunti a fare faccende, oltre che per gite e visite di piacere o per appuntamenti politici, tanto in regione che fuori regione.
Il tutto, anche disertando più di una riunione convocata dai suoi superiori o dai colleghi dirigenti per predisporre le misure ospedaliere necessarie nel bel mezzo della seconda ondata della pandemia di Coronanvirus.
Questa accusa occupa circa il 90% del materiale (oltre 600 pagine!) raccolto dagli investigatori a suo carico.
E’ inoltre accusato di aver disposto di altri beni di proprietà dell’azienda pubblica, quindi della comunità, a vantaggio di parenti e amici.
Tra questi beni – come si è detto – anche tamponi per la ricerca della positività al Coronavirus e perfino vaccini anti Covid-19.
Questi ultimi, come è noto, sono destinati al personale sanitario in questa prima fase della campagna vaccinale.
La difesa sui social di Vincenzo Cesareo

Nelle ultime ore, Cesareo si è difeso da queste accuse via Facebook., raccogliendo anche una gran mole di reazioni solidali da parte degli utenti.
In un lungo post ha in sostanza parlato di “fango” spalato sulla sua persona e ha sostenuto che le azioni compiute su tamponi e vaccini, ma sull’emergenza Covid in generale, sono la testimonianza del suo impegno nella lotta alla pandemia.
Sulla frase “il tampone lo facciamo anche ai gatti“, ha detto che il senso era: “Il tampone andava fatto a tutti per poter garantire la tracciabilità e contenere il virus”.
Sui vaccini a parenti e amici, ha smentito che tra questi ci sia la madre e si è così giustificato: “Ho vaccinato due extra, che si trovavano nell’ospedale dove erano rimaste delle siringhe pronte per vaccino che se non le avessi utilizzate sarebbero andate buttate! Quindi sarei colpevole di non aver buttato i vaccini“.
Sull’assenza alle riunioni operative non ha negato di non essersi presentato, ma ha controbattuto sostenendo di aver fatto molto, in qualità di direttore degli ospedali riuniti del Tirreno, per contrastare il Coronavirus.
L’attivazione del reparto Covid-19 all’ospedale di Cetraro, ad esempio con l’aumento dei posti letto da 6 a 21.
“In verità a me le riunioni inutili non sono mai piaciute, perché perdita di tempo, sono abituato ad agire, ho la cultura e la determinazione del fare”, ha detto Cesareo.
Non una parola sulla contestazione dell’uso dell’automobile aziendale per faccende private.
Il direttore sospeso dello Spoke ha riferito di aver dato mandato ai propri avvocati per opporsi alla misura e “mi riservo di riprendere altre considerazioni”, ha concluso.
