Pochi pescherecci autorizzati dal Ministero la pescano per ottenere elementi per la ricerca. Un’idea che piace molto anche in Basilicata.
Pesca del novellame… consentita per fini scientifici.
È quanto sta avvenendo in Calabria da circa un mese con la presenza di alcune imbarcazioni idonee e autorizzate dal Ministero per le Politiche agricole, alimentari e forestali a svolgere questa pratica vietata.
La Regione Calabria, infatti, lavora a due proposte sulla pesca della “Sardella” da sottoporre alla Commissione Europea per ottenere una deroga comunitaria ai divieti in vigore dal 2010.
Gli studi, della durata di due anni, sono incentrati su operazioni di pesca sperimentale con la sciabica per acquisire dati sulla composizione del pescato e sulla struttura demografica dei giovanili.
Tutto quanto sarà pescato non sarà venduto, ma utilizzato esclusivamente per la ricerca scientifica.
Quanto sta avvenendo ha suscitato interesse anche nella confinate Basilicata, dove è operativo il Flag Coast to coast, gruppo di azione locale per la pesca.
“La pesca del novellame – si legge in un comunicato, è una pratica antica per le coste lucane, che veniva effettuata nel brevissimo periodo da gennaio a marzo garantendo il sostentamento di intere famiglie di pescatori.
Purtroppo, una cattiva gestione della risorsa, accompagnata da pratiche insostenibili ha determinato la riduzione nel tempo delle disponibilità degli stock ittici e il conseguente divieto.
In questo scenario, il Flag vuole intervenire per sviluppare nuove attività volte da una parte, a realizzare un corpo marittimo, le cosiddette Sentinelle del Mare, per facilitare, anche in accordo con la Guardia Costiera, le attività di sorveglianza e di tutela degli habitat marini.
Dall’altra, favorire, insieme alla Regione Basilicata, un intervento condiviso tra tutti gli attori e gli operatori locali di un Piano di Gestione lucano, in modo da dare un segnale alle locali marinerie e seguire l’esempio della Calabria.
L’obbiettivo è valorizzare le competenze della flotta lucana costituita da imprese di pesca, anche organizzate in forma cooperativa e associativa, in possesso dei requisiti per le attività di cui sopra, favorendo lo sviluppo di sinergie fra tutte le parti interessate.
Un buon punto di partenza sarebbe rappresentato proprio dai risultati della campagna sperimentale condotta dalla Regione Calabria, le cui imbarcazioni autorizzate operano ampiamente nelle acque costiere della Basilicata Ionica.
Una opportunità da non perdere – conclude il gruppo di azione locale – per la tutela degli ambiti costieri e per il futuro di un comparto, quello ittico, che vede legate le sue opportunità di futuro alla qualità degli ecosistemi marini e alla gestione sostenibile delle risorse”.