Dall’ufficio Tecnico rassicuravano l’imprenditore sul buon esito della gara ma non doveva partecipare per i sui debiti con l’ente.
L’affidamento del Centro Sportivo di Praia a Mare per un importo di 225 mila euro sarebbe avvenuto in maniera pilotata dal Comune a una società sportiva.
C’è anche questa gara tra quelle oggetto di indagine, dal 2019 in poi, della guardia di finanza di Scalea su mandato della Procura della Repubblica di Paola e denominata Amici in Comune.
Nella gara – è stato chiarito -, il dirigente dell’Ufficio tecnico del Comune di Praia a Mare “si accordava e rassicurava il titolare di fatto della ditta risultata aggiudicataria in merito al buon esito della procedura di gara”.
In realtà, come vedremo dopo, il dirigente avrebbe dovuto escludere proprio questa ditta dalla gara.
L’opera pubblica, molto attesa dalla cittadinanza per la sua valenza sociale è stata completata negli anni scorsi, ma non è mai entrata in funzione, attirando critiche accese sull’amministrazione comunale.
“Non esiste però una stretta connessione tra le indagini e il fatto che essa non sia mai entrata in funzione”, ha spiegato Francesca Esposito, comandante della tenenza della guardia di finanza di Scalea.
L’impianto non ha mai aperto i battenti perché l’amministrazione comunale di Praia a Mare ha ritirato in autotutela l’affidamento che lei stessa aveva concesso.
Un passo indietro che in molti hanno faticato a capire e che “è avvenuto in maniera totalmente distinta – ha detto il tenente – dall’andamento delle indagini.
Non c’è un collegamento, ma è certo che la relativa gara è stata attenzionata perché la società sportiva dilettantistica che se l’è aggiudicata è risultata intestata fittiziamente alla moglie del presidente della stessa.
Quest’ultimo non poteva partecipare perché debitore per oltre 45 mila euro nei confronti dell’ente“.
I contorni della vicenda sono stati esposti alla stampa questa mattina in una video conferenza con i vertici dell’ufficio di procura e della guardia di finanza calabrese.
Nell’operazione Amici in Comune scattata questa mattina figurano complessivamente 9 gare pubbliche ritenute “anomale” da parte degli inquirenti.
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C’era un sistema collaudato nella gestione di queste gare – è stato spiegato – e il punto centrale del sistema era il sindaco Antonio Praticò.
Ora ai domiciliari come anche il dirigente dell’ufficio Tecnico comunale, il primo cittadino è stato definito la longa manus che si serviva dei dipendenti comunali per perpetrare accordi illeciti con imprenditori e tecnici interessate alle opere pubbliche.