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Reddito di cittadinanza: cerco lavoro da due anni, ma sono troppo qualificato

Una storia reale dal Tirreno cosentino. Una come tante, infarcita di delusione e rabbia. “Mi vergogno, perché per la gente sono un parassita”.

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DI GIUSEPPE LOMBARDI

L’appuntamento è nel parcheggio di un supermercato del Tirreno cosentino nel quale lui è atteso per un colloquio di lavoro. Una speranza di vita normale.

Antonio (userò un nome di fantasia, ndr) mi ha contattato il giorno prima chiedendomi: “Tu che sei sensibile al tema del lavoro e dei lavoratori, vuoi sapere come si svolge un colloquio per un percettore del Reddito di cittadinanza“? 

Qualche tempo fa, attraverso un gruppo Facebook dedicato ai beneficiari del Rdc, ho lanciato un appello: raccontatemi le vostre storie. Da allora, molti mi hanno contattato per testimoniare la loro esperienza fatta di difficoltà, delusione e rabbia.

Quando arriva nel piazzale, riconosco Antonio dalla descrizione che mi ha fatto della sua auto. Gli vado incontro e ci presentiamo. Restiamo a parlare per qualche minuto nel parcheggio, prima che lui entri per sostenere il colloquio.  

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Ho una moglie e tre figli a carico“. Antonio si presenta così, immagino, per introdurmi da subito alla sua condizione. Tutti quelli che hanno la responsabilità di altri, dovrebbero capire come possa sentirsi. Io lo capisco.

“Per 22 anni – mi spiega -, ho fatto il banconista nel reparto macelleria di un grande supermercato della zona. Cinque anni fa, sono stato costretto a licenziarmi per un improvviso problema di salute.

Da circa due anni sono alla ricerca di un nuovo impiego. Nel frattempo, nel dicembre 2020, ho fatto richiesta del Reddito di cittadinanza. Prendo 1080 euro al mese”.

Il mio interlocutore ci tiene a mantenere l’anonimato. “Per un senso di vergogna – spiega -. Non è bello essere indicato come un parassita che vive alle spalle dello Stato”. Una continua sensazione di disagio, che si manifesta in tutta la sua forza, ad esempio, “quando alla fine della spesa, pago con la famosa tessera gialla“.

Ci provo, allora, a rassicurarlo come meglio posso: non c’è di che vergognarsi, perché è un tuo diritto previsto dalla legge. “Lo so – dice lui esitante -, ma la gente e i media raccontano altre realtà. Per loro l’equazione è: Rdc uguale a fannulloni e basta.

Sono un po’ deluso – confessa -. Mi aspettavo almeno un’offerta di lavoro da parte del Centro per l’impiego, ma in un anno sono stato contattato solo per rinnovare la documentazione per il sussidio”.

Si è fatta l’ora per il suo colloquio. Antonio entra nel supermercato e torna dopo una decina di minuti.

“Non è andata bene – dice deluso -. Non ho il profilo richiesto, eppure cercano un macellaio con esperienza”, dice mostrandomi lo screenshot dell’annuncio. Sul suo viso leggo un sentimento di impotenza, un’emozione già sperimentata nei racconti di altra gente.

La verità è che Antonio è troppo qualificato per quel posto e avrebbero dovuto pagarlo con uno stipendio congruo alla sua esperienza.

Qualche tempo dopo l’incontro di quel giorno, mi sono ritrovato a fare la spesa proprio in quel supermercato. All’ingresso c’era questo annuncio: “Cerchiamo apprendista macellaio“.

Un’apprendista – concludo amaramente – costa meno di un operaio qualificato. Se poi possiede anche esperienza è ancora meglio.

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