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Chiusa con catena e lucchetto, attaccata a un palo nei pressi dell’area Frangivento per evitare di portarla tutti i giorni da casa.
Ha attaccato ad un palo con una catena chiusa da un lucchetto la sua sedia mare. Succede a Scalea, nei pressi dell’area Frangivento.
Chi lo ha fatto, molto probabilmente un bagnante, ha cercato di ottenere quanto meno un doppio vantaggio.
Uno. Evitare di portarla tutti i giorni da casa e scansando dunque un po’ di fatica. Due. Evitare che qualche malintenzionato possa rubarla.
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La foto che mostra questa sedia da mare a Scalea, attaccata a un palo con catena e lucchetto, opera di ingegno balneare, circola da qualche ora sul web, di condivisione in condivisione. Per lo più si sceglie l’ironia nel commentarla. Si alimenta anche così, dunque, il dibattito sulla qualità del turismo in Riviera dei Cedri. Si evidenziano segnali di un modo di fare che da più parti si auspica restino sempre più traccia del passato.
Negli ultimi anni si registrano azioni e politiche dei comuni del territorio volte a mitigare gli effetti di alcuni comportamenti che recano danno all’immagine delle cittadine turistiche del Tirreno cosentino.
Questo della sedia a Scalea non è l’unico caso, le segnalazioni sono diverse. E anche queste contribuiscono a indicare la via da percorrere nel processo di riforma del turismo nostrano.
