Alcuni detenuti pretendevano di far spostare due carcerati africani in un’altra sezione del Carcere di Paola. Il sovrintendente prova a ripristinare l’ordine ma viene aggredito.
Un sovrintendente di polizia penitenziaria in servizio presso la casa circondariale di Paola sarebbe stato aggradito da un detenuto.
Il fatto sarebbe accaduto sabato scorso, 11 marzo 2023. Alla base della presunta aggressione ci sarebbe la pretesa da parte di un gruppo di detenuti di far allontanare dalla propria cella due carcerati africani.
Ad informare la stampa dell’accaduto è Damiano Bellusci, segretario nazionale per la Calabria del Sappe, il sindacato autonomo di polizia penitenziaria.
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“Un sovrintendere di Polizia penitenziaria – si legge nella nota diffusa dal Sappe – è stato picchiato da un detenuto. Un gruppetto di detenuti, atteggiandosi con modi delinquenziali, pretendevano di far spostare di sezione due detenuti di origine africana a loro non graditi.
Prima aggredivano verbalmente con sputi i due ristretti africani e successivamente, intervenuto il sovrintendente di polizia penitenziaria per ripristinare l’ordine e garantire l’incolumità dei soggetti destinatari di atti di intolleranza, un detenuto lo aggrediva con schiaffi e imponendosi con fare mafioso.
Non è purtroppo la prima volta che – aggiunge Bellusci – anche nel carcere di Paola si verificano atti di aggressione nei confronti del personale di polizia penitenziaria: urgono urgenti interventi, un congruo incremento di organico per fronteggiare la criminalità che persiste nell’istituto di pena nonostante la detenzione. Io credo che la Polizia Penitenziaria di Paola, che ha pure dimostrato grande professionalità e senso del dovere, non debba pagare le tensioni legate, sotto il profilo della sicurezza e dell’ordine interno, alle minacce ed alle proteste violente di alcuni ristretti violenti che evidentemente pensano di stare in un albergo e non in un carcere”.
Solidarietà ai poliziotti del penitenziario di Paola anche da Donato Capece, segretario generale del Sappe. “Il sindacato denuncia da tempo che le carceri sono diventate un colabrodo per le precise responsabilità di ha creduto che allargare a dismisura le maglie del trattamento a discapito della sicurezza interna ed in danno delle donne e degli uomini della Polizia Penitenziaria.
Sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fargli scontare la pena nelle carceri dei loro paesi.
Chiediamo anche di prevedere la riapertura degli ospedali psichiatrici giudiziari per i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario.
Servono anche più tecnologia e più investimenti: la situazione resta allarmante, gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur in condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose.
I decreti svuota-carceri, che più di qualcuno continua ad invocare, da soli non servono: serve una riforma strutturale dell’esecuzione, serve il taser per potersi difendere dai detenuti violenti e la dotazione di body-cam”.
