La Cassazione ha annullato la revoca dei domiciliari per Franco Muto. Il Tribunale di Sorveglianza dovrà rivedere la decisione.

La Prima sezione della Corte di Cassazione ha annullato con rinvio al Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro l’ordinanza che aveva revocato la detenzione domiciliare per Franco Muto, storico boss della ‘ndrangheta di Cetraro.
La decisione è giunta dopo il ricorso presentato dall’avvocato Michele Rizzo, che ha contestato il provvedimento emesso nel settembre 2024 dallo stesso Tribunale di Sorveglianza, il quale aveva disposto il ritorno in carcere del capomafia ottantaduenne.
Con il recente pronunciamento, la Suprema Corte ha stabilito che il Tribunale di Sorveglianza dovrà rivedere la propria decisione, adeguandosi ai principi di diritto espressi in merito alla funzione della pena. La revoca della detenzione domiciliare era stata motivata da un miglioramento delle condizioni di salute del boss, ritenute compatibili con il regime carcerario. Tuttavia, il legale di Muto ha contestato la decisione, portando il caso fino alla Cassazione.
Il Tribunale di Sorveglianza di Catanzaro aveva stabilito il rientro in carcere di Franco Muto, detenuto fino ad allora ai domiciliari nella sua abitazione a Cetraro. La decisione era scaturita da una valutazione delle condizioni di salute del boss, ritenute non più incompatibili con la detenzione ordinaria.
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Muto, condannato nel 2021 dalla Corte d’Appello di Catanzaro a vent’anni di reclusione per associazione mafiosa, aveva ottenuto i domiciliari a seguito di un’istanza accolta dalla Procura generale della Corte d’Appello di Catanzaro e dai magistrati di sorveglianza di Cosenza e Sassari. La misura alternativa era stata concessa in attesa di una valutazione definitiva sulle sue condizioni. Tuttavia, nel 2024, il Tribunale di Sorveglianza aveva ribaltato questa decisione, ordinando il trasferimento di Muto nel carcere di Secondigliano, a Napoli.
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