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Mare da salvare: la risposta di Loiero

IL MOMENTO E’ DELICATO MA LA
REGIONE E’ IMPEGNATA CON FORZA

di AGAZIO LOIERO


GENTILE direttore, Lei pone un problema tra i pi๠difficili, e personalmente anche doloroso, di quelli che mi sono trovato ad affrontare.
Sin dall’inizio, per quanto riguarda il mare sporco, ho sempre avuto la tentazione forte della denuncia ma anche una naturale prudenza, per non vanificare il buono che la Regione sta facendo, magari alimentando l’effetto indotto di una comunicazione sensazionalistica che, grazie a media interni ed esterni alla regione, ha gravato negativamente sulla Calabria e potrebbe, in un periodo cosଠdelicato, procurare danni alla stagione turistica.
Una informazione asciutta e sobria, su questa come su altre questioni che compongono l’emergenza Calabria da me ereditata nella sua fase pi๠acuta, puಠaiutare la regione in maniera concreta. Tutti in questo periodo parlano del mare. Ci sono punti di crisi sul Tirreno, ci sono splendide acque (facciamo scongiuri!), come non mai, sullo Jonio. Preferisco che a parlare sia una delle massime autorità  tra i biologi marini, il professor Silvio Greco, che il mare calabrese lo conosce e lo tiene sotto osservazione e per questo l’ho chiamato a collaborare con me.

E’ VERO, SERVE UN’AUTHORITY
di SILVIO GRECO*

IRONIA della sorte, le allarmanti notizie sullo stato del mare che arrivano dal basso all’alto Tirreno calabrese, ampiamente documentati nei scorsi giorni da una attenta stampa locale, come pure la puntuale analisi del direttore del Quotidiano, mi raggiungono a bordo dell’Astrea nave oceanografica dell’Icram dove sto svolgendo le ultime giornate di ricerche sui fondali dei mari Calabresi.
Ironia perché le immagini che restituiscono le nostre telecamere subacquee ci mostrano distese di organismi rarissimi e in magnifica salute, dai Coralli rossi a quelli Neri, dalle Gorgonie alle Praterie di Posidonia etc. e questo lungo l’intero perimetro costiero, tra l’altro una prima stima degli organismi censiti ci dimostra come nei mari calabresi sia presente oltre il 40% della biodiversità  mediterranea.
D’altronde è innegabile che in alcune aree costiere, puntualmente, con l’avvio della stagione balneare si presentino alcune sgradevoli situazioni che sono riconducibili a due tipologie; una relativa alle schiume di vario colore ma normalmente verde marroncino che puntualmente attorno le 11 fanno la loro comparsa nei pressi della battigia, l’altra le miriadi di piccoli pezzi di plastica e rifiuti galleggianti vari che ci costringono a snervanti slalom.
Tutte e due sono provocate dai nostri incivili comportamenti e da decenni di incuria e di malgoverno, con alcune significative differenze: la schiuma, che non è un caso che vada aumentando man mano che aumenta la temperatura del mare è un essudato organico non pericoloso per l’uomo (sicuramente fastidioso) che viene prodotto dalla normale attività  biologica del fito plancton, favorita perಠda una eccessiva disponibilità  di nutrienti (inquinanti) che arrivano al mare da terra. Vediamo allora quali sono le vie di accesso: sicuramente da una parte ci sono le centinaia di scarichi illegali che vanno dallo scarico della villetta sul mare allo scarico del villaggio turistico non collettato a tutti quegli imprenditori che pur di risparmiare, invece di conferire a discarica o trattare i propri reflui, con il favore della notte scaricano in torrenti e fiumare e quando capita anche direttamente a mare.
Dall’altra anche attraverso il mal funzionamento dei depuratori (il guasto di una pompa di sollevamento cosi come è capitato giorni fa, scarica a mare un concentrato di fogne non trattata).
I rifiuti galleggianti, sono una storia antica per il Tirreno calabrese, perché la maggior parte di essi come dimostrato da vari studi con piattaforma aerea vengono da discariche abusive collocate sulla costa tirrenica della provincia di Messina e trasportate fin qui dalle correnti. Perಠnon bisogna dimenticare come vengono lasciate le nostre spiagge alla fine di una giornata di mare e come sia una abitudine quella di gettare sacchetti e altro direttamente a mare.
Appare evidente che bisogna quindi affiancare a una puntuale attività  di programmazione e gestione amministrativa regionale che alla luce delle condizioni generali dei mari calabresi c’è stata (l’istituzione di 5 parchi marini e la forte attività  di depurazione ne è la prova) una forte attività  di informazione ed educazione per far capire che il mare è un bene comune e che il mantenimento dell’ecosistema marino deve essere una priorità  che in primis deve passare dai nostri comportamenti quotidiani.
Infine voglio tranquillizzare il direttore Cosenza: in Calabria ci sono le intelligenze e i saperi necessari per affrontare qualsiasi problema ambientale ma è necessario che a questi si affianchi la Politica (il presidente Loiero ha dimostrato grande sensibilità  ambientale a cominciare dalle scuse fatte agli italiani per il mare sporco, e per questo – e ciಠnon è un caso a differenza dal passato – io collaboro con lui).
A tal fine mi associo alla richiesta di concentrare le competenze del mare su un’unica authority che raccolga le competenze che oggi sono frammentate su pi๠assessorati e che abbia un forte aggancio con le amministrazioni provinciali.

*biologo marino dirigente di Ricerca ICRAM Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica e Tecnologica applicata al Mare

Andrea Polizzo

Giornalista professionista dal 2010 e blogger. Sin dal 2005 matura esperienze con testate regionali di carta stampata, on-line e televisive. Attualmente collabora con il mensile d'inchiesta ambientale Terre di Frontiera e con il network VicenzaPiù. Ideatore di blogtortora.it, caporedattore e coordinatore di www.infopinione.it.

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