Sono molti, in questi giorni, gli spunti forniti per eventuali dibattiti o riflessioni da quanto si apprende dal piano nazionale e internazionale.
La crisi economica, che ha travolto grandi istituti di credito e con essi l’economia di paesi come gli Usa, ha indotto il Fondo Monetario Internazionale a prevedere un periodo di recessione globale. Da parte delle istituzioni governative e non italiane sono giunte rassicurazioni sulle possibilità di resistenza a questa crisi per il sistema bancario italiano. Intanto da giorni è possibile leggere dati di perdita allarmanti negli indici delle principali borse del mondo.
Il mondo studentesco è in piazza per protestare contro l’ennesima riforma scolastica, il decreto Gelmini, nei confronti del quale il ‘No’ degli studenti viene oggi manifestato a Roma ed in tutta Italia. Al loro No si aggiunge quello delle sigle sindacali in maniera compatta. Indetti scioperi il 17 ed il 30 ottobre.
Il caso Alitalia. O meglio, il nuovo capitolo della vicenda scritto con l’emendamento nascosto nel decreto Alitalia, che permetterebbe di “salvare” i manager dei recenti crack finanziari. A tal proposito è da segnalare e sottolineare la reazione di ieri del Ministro dell’economia Giulio Tremonti che, nella seduta di audizione al Senato, aveva preannunciato dimissioni personali nel caso in cui non fosse stato rimosso l’emendamento nascosto nelle pieghe del decreto Alitalia. Bravo signor Ministro.
Si tratta, a mio avviso, di tre argomenti molto importanti per l’opinione pubblica. Per essi bisogna sperare che non si riesca a soffocarli a furia di servizi sui drammi di Perugia e di Garlasco.
Tre argomenti che, in primo luogo, mettono a nudo un difetto italiano ormai assimilato. Di fronte a emergenze generali viene fuori ancor pi๠forte la spaccatura politica, riflessa nella società , delle opposte posizioni. Nulla di strano ma molto di inutile. Si producono solo battibecchi e non si partoriscono soluzioni se non tardivamente e spesso in maniera non efficace. Forse l’unità di intenti nazionale servirebbe a meglio fronteggiare l’emergenza. Ed ho l’impressione che non bastino le rassicurazioni fornite a proposito della resistenza italiana alla crisi economica internazionale.
Capitolo scuola. Da che mi hanno inviato a scuola non ricordo un governo che non abbia messo mano al sistema scolastico italiano. Stravolgendolo, mutandolo, peggiorandolo, mortificandolo. Ad ogni governo una generazione di cavie, dal momento che una riforma necessita di tempo per essere assimilata e per essere valutata come buona o fallimentare. L’opposizione sostiene che i tagli alla scuola servano a pareggiare i conti della baracca. Vero o no, un taglio all’istruzione dovrebbe sempre e comunque farci indignare. In quelle classi, dietro quei banchi, sotto quei grembiulini c’è la futura classe dirigente italiana. Inoltre, dal punto di vista dell’occupazione, leggo cifre di tagli al personale che fanno letteralmente impallidire le corrispondenti Alitalia. Non scherziamo.
Voi cosa ne pensate?
Il Gestore
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