Priolo minacciava di morte le vittime in ritardo con i pagamenti
I particolari emersi dall’operazione antiusura di lunedì 11 luglio
DI ANDREA POLIZZO
È solo uno dei particolari emersi dagli atti delle indagini che hanno condotto all’operazione antiusura scatta all’alba di lunedì 11 luglio, condotta dai carabinieri di Lagonegro su mandato del procuratore della Repubblica del centro lucano Francesco Greco.
Priolo è accusato anche di estorsione e dalle indagini emerge che era solito minacciare di morte le vittime in ritardo con i pagamenti. Gli inquirenti gli attribuiscono alcuni atti intimidatori come il taglio dei pneumatici all’auto di un ‘cliente’ e l’apposizione di un bigliettino sotto il tergicristallo con la scritta “Bum, bum”.
Il 75enne tortorese era il referente per l’area altotirrenica del giro di ‘prestiti a strozzo’ mentre, nella medesima zona, risulta indagato a piede libero F.D.L., di Praia a Mare. Nella mattinata del blitz, i carabinieri hanno effettuato anche diverse perquisizioni domiciliari.
Il giro di strozzinaggio sgominato dall’Arma conduce ai fratelli Vincenzo Esposito, ora in carcere e operante su Lauria, e Gennaro, ai domiciliari, che guidava le operazioni dal capoluogo partenopeo.
Francesco Impieri e Renato Limongi erano gli uomini di fiducia degli Esposito che avevano messo in piedi il giro di usura sgominato dai carabinieri di Lagonegro all’alba di lunedì 11 luglio. Impieri è noto nel territorio in quanto titolare del Mara Ranch, struttura ricettiva-turistica e sportiva situata in località Castrocucco di Maratea, al confine tra Basilicata e Calabria.
Il giorno dopo i 9 arresti eseguiti dai militari lucani su ordine del procuratore di Lagonegro Francesco Greco, vengono a galla gli aspetti del giro di usura ed estorsione.
È stata la denuncia ai carabinieri di una delle vittime a dare il la alle indagini, durate per tre mesi a base di intercettazioni, acquisizione di documenti e testimonianze.
I componenti del sodalizio, tramite informazioni confidenziali, intercettavano persone in gravi difficoltà economiche e si offrivano di prestare loro somme di denaro. Su queste, hanno scoperto gli inquirenti, venivano applicati tassi di interesse anche al 300 percento. Per la cessione del denaro, venivano pretesi a garanzia oggetti di valore e, in alcuni casi, anche beni immobili come abitazioni e automobili. Tra le vittime prescelte, commercianti e imprenditori tanto del versante lucano quanto di quello calabrese.
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