Turismo, il confronto ‘casalingo’

Costa degli dei: per capire che il confronto sul turismo è a 2 passi
Impressioni, riflessioni e confidenze di 3 giorni a 200 km da casa


editoriale
DI ANDREA POLIZZO

TORTORA – “Il confronto dovremmo cercarlo in casa”. Il sole tramonta serenamente sulla sabbia chiara e il mare blu increspato di Zambrone Marina, in provincia di Vibo Valentia, quando Antonio Gazzaneo, quarantenne di Praia a mare e direttore del villaggio Borgo Marina, chiacchierando, mi confida il suo punto di vista sul turismo.

Dalle pagine di blogtortora.it spesso se ne parla. Di quel che dovrebbe essere e lamentando quel che non è qui da noi. Altrettanto spesso, accade che dalle opinioni dei partecipanti alle discussioni emerge che il metro di paragone con cui misurare il livello del nostro turismo corrisponde a qualche località rinomata: Rimini, Riccione, Ostia, la Sardegna, il Salento, il Cilento eccetera.

Secondo il mio interlocutore, invece, basterebbe guardare, appunto, in casa. Circa duecento chilometri più a sud. Nel cosiddetto ‘Corno di Calabria’ che ospita la Costa degli dei, da Pizzo a Nicotera passando per Ricadi e Tropea. Giusto di fronte alle Isole Eolie.

“Servono le strutture – annota ancora Antonio –. Qui le hanno fatte in partenza. Gli abitanti del posto sono rimasti a vivere nei centri storici e sulle marine hanno fatto sorgere strutture ricettive ma – precisa – senza dare spazio alle seconde case”.

Grandi hotel, alberghi, campeggi e villaggi costruiti a due passi dal mare, chiaramente figli di qualche forma di abusivismo, ma ognuno capace di accogliere centinaia di vacanzieri settimanali. Un ricambio pressoché continuo che ha la sua ricaduta sul comprensorio sia in termini economici che occupazionali.

“Si sfrutta al meglio la vicinanza con l’aeroporto di Lamezia – aggiunge Antonio –. Un turista, in partenza da Milano, nel giro di circa due ore è già disteso su una delle nostre spiagge”.

Si villeggia e si va al mare. Per chi non gradisce la ‘vita da villaggio’ fatta di baby dance e karaoke, le alternative sono allettanti. Nel giro di poche decine di minuti è possibile raggiungere tanto i centri del Monte Poro quanto Pizzo, Tropea o Ricadi. Lì gastronomia, qui movida, ovunque panorami mozzafiato. Come quelli che si godono dal faro di Capo Vaticano affacciato sui golfi di Gioia Tauro e Sant’Eufemia, da cui vedere lo stretto di Messina e lo Stromboli.

Un “Nemo propheta in patria” e un sorriso da parte del direttore che gira il villaggio in bici per controllare che tutto vada bene per liquidarmi quando gli riporto che, secondo alcuni, sul posto (Praia, Tortora, ecc.) non ci sono le competenze.

Già. Qui il direttore, il coordinatore del tour operator, il tour operator stesso vengono da Praia a Mare e Tortora. E anche gran parte del personale. Tanto che al bar ci imbattiamo in una giovane barista tortorese. “Vengo a lavorare qui da ormai tre anni – ci racconta – me lo tengo stretto, mi trovo bene”.

Ecco. Altro punto di forza della zona: la competenza e la cortesia con cui il turista viene accolto. A Tropea, ad esempio, c’è più di un ufficio di informazioni turistiche allestito direttamente dall’assessorato al Turismo. In centro, mi imbatto in uno di questi. All’ingresso una lapide in terracotta (foto) lascia pensare che fornire servizi ai visitatori sia tradizione consumata da queste parti. Dentro, tre ragazze danno informazioni a chi ne ha bisogno in almeno tre lingue.

E multilingue sono anche tutti i menù e le altre indicazioni presenti negli esercizi commerciali. Circolando con orecchio attento per Tropea, infatti, si può sentire tanto il vibonese quanto il milanese o l’emiliano e poi lo spagnolo, il tedesco, l’inglese.

A Capo Vaticano, la proprietaria di un bar costruito a strapiombo sulle spiaggette, si offre spontaneamente di scattarci qualche foto. Bere una bottiglia di vino al tavolo, mentre mangiando bruschette alla ‘nduja guardi tramontare il sole dietro lo Stromboli, costa dai 6 ai 10 euro. Di nuovo a Tropea, di notte, troviamo una farmacia aperta in mezzo ai locali notturni con tanto di medico di base che offre gratuitamente consulti nel suo studio.

Un commerciante di souvenir, però, ci consiglia: “Se vuoi mangiare bene e spendere poco, devi uscire da Tropea. Vai all’interno”.

Così facciamo e ci imbattiamo in due ristoranti. Uno a Zaccanopoli, l’altro a Brattirò, frazione di Drapia. Chi ci serve sorride sempre, scambia volentieri due chiacchiere con noi, si informa sul gradimento delle portate e del posto, ci consiglia cosa visitare. Al conto, ci stupiamo di aver speso così giusto e bene. In due, ci alziamo da entrambi i tavoli con lo stomaco satollo e senza spendere più di 35 euro totali.

Non tutto è perfetto: anche qui abbiamo trovato mare sporco e qualche problema con i rifiuti. “La ‘ndrangheta – ci dice qualcuno – non si vede, ma controlla praticamente tutto il business”.

Al ritorno a casa, la rilassatezza accumulata pur se in pochi giorni, si infrange sulle auto parcheggiate male su Corso Aldo Moro, sui soliti turisti che non riescono proprio a preferire i marciapiedi alla carreggiata, contro un auto che sul portapacchi ha valige, scatole e addirittura una rete e due materassi.

In conclusione ripeto a me stesso alcuni (sacrosanti) luoghi comuni. È importante viaggiare per capire. Servono le strutture, le infrastrutture ma, prima, ancora prima, servono la mentalità e la cultura del Turismo. E, a volte, non sono neanche troppo distanti.

Ringraziamenti: Biagio, Antonio, Rosita e Pedro, Annamaria.

Andrea Polizzo

Giornalista professionista dal 2010 e blogger. Sin dal 2005 matura esperienze con testate regionali di carta stampata, on-line e televisive. Attualmente collabora con il mensile d'inchiesta ambientale Terre di Frontiera e con il network VicenzaPiù. Ideatore di blogtortora.it, caporedattore e coordinatore di www.infopinione.it.

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