Viaggio nel mondo della disoccupazione del Tirreno cosentino
Parole chiave: mobilità, formazione, ammortizzatori e… “ex”
Dalla Marlane di Praia a Mare (foto) all’emiliana tessile di Cetraro, passando dalla Foderauto Bruzia di Belvedere Marittimo, solo per citare i casi più conosciuti, il presente si chiama mobilità mentre il futuro non ha nome.
Lo sostengono i sindacati interrogati sullo stato delle vertenze per le centinaia di lavoratori espulsi dal processo produttivo da decenni e mai più riassorbiti.
Prendiamo il caso Marlane. Recentemente, qualcuno si è spinto fino a chiedere agli aspiranti sindaco alle imminenti elezioni amministrative di Praia a Mare, di prendere in considerazione da subito misure per fronteggiare la disoccupazione degli ex-dipendenti.
“Intanto – informano dalla Camera del lavoro Cgil praiese – i circa duecento lavoratori in mobilità in deroga dell’anno scorso, sono saliti quasi a quota trecento”.
Buona parte di essi sono ex Marlane e le nuove leve dalla mobilità provengono dal tessile ma anche dal settore edile: segno, questo, di come anche il mattone, un tempo vera industria del territorio, perda sempre più colpi.
Per tutti i circa trecento lavoratori iscritti nei registri della camera del lavoro di Praia a Mare, comunque, ammortizzatori che variano dai 350 euro, la maggior parte, a non più di 650 mensili.
Uno spiraglio per questi uomini e donne fuori dal mercato del lavoro proviene dal bando della Provincia di Cosenza, disposta da legge regionale, per la ricollocazione nel processo produttivo. Enti ed aziende private possono formulare richieste numeriche, e non nominali, per utilizzare questi disoccupati. Fino a 25 ore settimanali di lavoro, saranno retribuiti con quanto gli spetta dalla mobilità in deroga e il richiedente si impegna a retribuire di tasca propria eventuali ore di straordinario.
“Dal Tirreno cosentino – informa Francesco Martino, responsabile della camera del lavoro praiese – alcuni comuni hanno presentato le richieste di questi lavoratori. 35 il Comune di Tortora e 40 Praia a Mare, per fare un esempio”.
Per loro, una chiamata da qui a breve, ma per un tirocinio formativo di tre mesi. “Dopo il quale – spiega ancora Martino – l’ente o il privato non ha nessun obbligo di assunzione, ma può chiedere alla Regione il finanziamento di progetti per l’impiego”.
Uno spiraglio di luce direbbe qualcuno. Briciole che non risolvono il problema per altri. Intanto gli anni passano, e la mobilità prima o poi passerà anche quella. Guardare avanti, al futuro, resta, invece, un esercizio difficile da compiere.
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