Incalzato dalle domande del Pm Roberta Carotenuto sulle condizioni in cui gli operai lavoravano nei reparti, il teste si è trincerato dietro una serie di “Non ricordo” e “Non lo so”, apparsi sconcertanti alle parti civili presenti in aula e tali da indurre più volte il Pubblico ministero a contestare Verri per reticenza. In più punti dell’interrogatorio, infatti, la Carotenuto ha dovuto ricordare al teste le dichiarazioni rese in fase di indagine al Pm Antonella Lauri in cui confermava, tra gli altri aspetti, la presenza di polveri da lavorazione nei reparti, l’assenza di un efficiente sistema di aspirazione e la sua partecipazione, nel 1996, a una delegazione sindacale in visita a Roma proprio per chiedere misure in tal senso all’azienda.
Nonostante le contestazioni del Pm e degli avvocati di parte civile, l’ex sindacalista si è limitato ad affermare di aver ricevuto dagli operai, in qualità di sindacalista, solo lamentele in merito alle temperature alte nei reparti e di non ricordare molti fatti perché “Non molto attivo nel mio ruolo di rappresentate”.
Prima che la parola passasse al collegio difensivo l’avvocato di parte civile Natalia Branda ha esibito e chiesto di acquisire una visura della Camera di commercio di Cosenza della ditta Calypso Srl, di proprietà della figlia e del fratello di Nicola Verri, che ha ricevuto commesse esterne dalla Marlane. Evenienza che l’uomo alla sbarra ha confermato.
La mossa dell’accusa ha insomma riesumato le presunte connivenze tra i sindacati e l’azienda in merito allo smantellamento di alcuni reparti.
La difesa ha poi proceduto a controinterrogare il teste, in particolare sul rispetto delle normative sulla sicurezza e sulla sanità nei posti di lavoro. Verri ha così dichiarato che nell’ambito sindacale negli anni ’90 si svolgevano con regolarità visite mediche e riunioni sulla sicurezza.
Nell’udienza di oggi, è stato sentito anche Andrea Tedesco, dipendente di una ditta incaricata di eseguire gli scavi per la realizzazione delle vasche del depuratore comunale di Praia a Mare, sorto affianco a quello della fabbrica. L’operaio ha riferito che, in coincidenza con le mareggiate, dalle buche si sollevava una sostanza nerastra non identificata che scompariva con il mare calmo.
Oggi, inoltre, è stato il giorno degli ultimi testimoni individuati dai Pm titolari, tra cui, i medici curanti di operai Marlane che hanno confermato l’esistenza di molti casi di morti e ammalati per patologie tumorali.
Prima che iniziasse la seduta la difesa ha chiesto e ottenuto dal presidente del tribunale di Paola, Domenico Introcaso, una limitazione alle videoriprese contestando alla stampa di aver diffuso false notizie in merito allo slittamento dello scorso 18 gennaio per impedimenti dell’avvocato Ghedini legati al caso Ruby.
Si torna in aula venerdì prossimo, primo febbraio.
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