Latitanza finita per Alvaro Sollazzo.
Manca all’appello solo Marco Zaccaro, all’estero già da prima degli arresti, che potrebbe rientrare nelle prossime ore.
Nipote del boss Mario Stummo, già noto alle forze dell’ordine, Sollazzo era riuscito a sfuggire agli arresti.
I carabinieri di Scalea lo hanno preso durante la notte e dopo le formalità di rito lo hanno trasferito nel carcere di Rossano a disposizione dell’autorità giudiziaria.
Una figura non di poco conto quella di Sollazzo. Insieme a Mario Stummo e Piero Valente, ai vertici della cosca, al sindaco di Scalea Pasquale Basile, agli assessori Galiano, De Rosa, e Stummo, e agli altri affiliati, è accusato di associazione per delinquere di stampo mafioso.
Il suo ruolo figura tra i partecipanti alla cosca. Dalle indagini emerge che Sollazzo è uno dei fiduciari di Mario Stummo e in quanto tale ne eseguiva le disposizioni, commetteva atti di intimidazione, con minacce e violenze avanzava richieste estorsive, e teneva anche i contatti con le imprese che dovevano aggiudicarsi gli appalti dell’amministrazione comunale.
Proprio sulla gestione degli appalti si concentra gran parte del lavoro della direzione distrettuale antimafia di Cantazaro.
E la figura di Sollazzo si inserisce bene in questo contesto, soprattutto in materia di rifiuti e concessioni demaniali.
Secondo gli inquirenti, Sollazzo e Valente, oltre a promuovere l’accordo corruttivo, ne determinavano anche il prezzo e le modalità. La proposta poi passava per altri tramiti, tra cui l’avvocato Mario Nocito, nel suo ruolo di collante tra la cosca Stummo-Valente e l’amministrazione Basile.
Nello specifico, Sollazzo si è occupato dell’aggiudicazione della gara sulla gestione dei rifiuti alla Ati Avvenire. Per questo affare, la ditta pugliese ha pagato 500 mila euro.
Dalle intercettazioni vengono fuori i particolari della vicenda, anche in merito alla sistemazione dei lavoratori comunali addetti al servizio di igiene ambientale. Il luogo dove tutto veniva deciso, anche in questo caso, è lo studio legale Nocito.
E c’è ancora l’accusa di turbativa d’asta nella gestione dell’assegnazione dei lotti demaniali marittimi.
In questa circostanza, Sollazzo, in base a quanto emerge dalle indagini, agiva in concorso con il dipendente comunale Antonio Amato, che insieme al sindaco Basile e all’assessore Ciancio, concordava, clandestinamente, una proroga della scadenza della presentazione delle domande, in modo tale da consentire la partecipazione alla gara a persone che rientrano nella sfera degli interessi di Sollazzo.
L’inchiesta della Dda è lunga e complessa. E l’arresto di Alavaro Sollazzo, non mette di certo la parole fine al lavoro degli inquirenti. Le indagini sono ancora in corso.
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